Verona, l’indagine: crisi per le Pmi venete, un terzo degli imprenditori pensa di cedere l’attività entro 5 anni
(ndc) Veneto, allarme Pmi anche a Verona: il 36% degli imprenditori pensa di vendere l’azienda entro 5 anni, ciò secondo l’indagine fatta da Future Age. Questa fotografa la crisi delle Pmi tra Verona, Vicenza e Treviso: “Mancanza di personale, disorganizzazione e ritardi nella digitalizzazione bloccano la crescita“.
Le piccole e medie imprese del Veneto – Pmi – stanno attraversando una fase di profonda difficoltà. Secondo un’indagine condotta dal Centro Studi di Future Age su 565 imprenditori nelle province di Verona, Vicenza e Treviso, il 36% pensa di vendere la propria azienda entro i prossimi cinque anni. Un dato che evidenzia un malessere diffuso nel tessuto produttivo veneto, tradizionalmente tra i più dinamici del Paese.
La crisi del personale nelle PMI venete
La principale preoccupazione riguarda la mancanza di personale motivato e qualificato, segnalata dal 53% degli intervistati. Più di sette imprenditori su dieci lamentano un calo drastico del “capitale umano”, con collaboratori privi di spirito di appartenenza e scarsa propensione al sacrificio.
A questi problemi si sommano inefficienze organizzative (51%), ritardi nella digitalizzazione (32%) e passaggi generazionali complessi (41%), che spesso sfociano in conflitti interni (27%). Oltre la metà delle imprese si definisce “lenta e disordinata”, con processi decisionali ancora troppo centralizzati e scarsa managerializzazione.
Digitalizzazione a metà e successioni in stallo
Uno dei nodi più critici emersi dall’indagine riguarda la trasformazione digitale: il 31% degli imprenditori che pensa alla vendita indica proprio la tecnologia come causa del malessere aziendale. Nella maggior parte dei casi, la digitalizzazione si limita alla contabilità o alla gestione documentale, mentre strumenti come CRM, ERP, intelligenza artificiale o sistemi di pianificazione avanzata restano poco utilizzati.
Altro tema chiave è quello del passaggio generazionale: quasi un imprenditore su due non ha ancora individuato un successore. I motivi spaziano dal disinteresse dei figli alla mancanza di competenze manageriali, fino alla difficoltà di lasciare il controllo dell’azienda o ai conflitti tra rami familiari.

Uno scenario che riguarda tutto il Nord Italia
L’indagine Future Age ha coinvolto oltre 2.000 imprenditori tra Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, evidenziando un quadro comune
83% delle PMI ha problemi nella gestione del personale.
89% fatica a trovare lavoratori qualificati.
64% considera la carenza di personale il motivo principale per cui valutare la cessione.
In Veneto, dove il tessuto produttivo è composto in gran parte da aziende manifatturiere, meccaniche, dell’automazione e dell’alimentare, la crisi rischia di intaccare la competitività di interi distretti industriali, in particolare nell’area tra Verona e Vicenza.
Le aziende più colpite e i settori in sofferenza
I comparti più in difficoltà sono quelli ad alta specializzazione, come engineering to order, lavorazioni meccaniche di precisione, automazione e robotica e fonderie. Manca personale tecnico qualificato, dagli ingegneri ai progettisti, fino agli operatori di macchine CNC e ai manutentori di impianti automatizzati.
Future Age ha inoltre individuato tre categorie di lavoratori nelle Pmi venete: le “Motrici” (circa il 10%), ovvero le figure trainanti; i “Vagoni” (70%), che necessitano di guida e motivazione; e i “Carichi deragliati” (20%), dipendenti demotivati o improduttivi che rallentano la performance aziendale.

“Manca la voglia di fare”
Il fattore scatenante, per la maggior parte degli intervistati (aziende manifatturiere, meccaniche, alimentari e servizi B2B con fatturato tra 5 e 100 milioni di euro ) e come riporta l’indagine, è la mancanza di risorse umane qualificate e coinvolte.
Mancanza di personale motivato: È la questione principale per il 53% degli intervistati. Oltre sette imprenditori su dieci hanno lamentato una drastica assenza di “voglia di fare” e senso di appartenenza.
Problemi organizzativi: riguardano il 51% degli imprenditori, che lamentano aziende lente, disordinate e con strutture che faticano ad adattarsi al mercato. I colli di bottiglia includono la bassa integrazione tra reparti e flussi decisionali ancora troppo “padronali”.
Successione e conflitti: Il 41% lamenta passaggi generazionali bloccati o critici, e quasi un imprenditore su due non ha un successore identificato o attivo in azienda. Il 34% ha vissuto importanti frizioni interne, spesso legate alla governance o alle tensioni con i dipendenti.
