( Simone Vesentini) Fra tre mesi, il 22 febbraio 2026, l’Arena ospiterà la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici Invernali Milano-Cortina eppure Verona sembra non accorgersene. Le strade, i ristoranti, i negozi, le persone: tutto scorre come se l’evento non li riguardasse davvero.
Non c’è conto alla rovescia o attesa operosa, solo una quiete che rassicura ed insieme, inquieta.
Forse è nel carattere veronese questa compostezza: attendere senza agitarsi, osservare senza esporsi.

Ma il rischio è che, quando il mondo arriverà sotto l’Arena, la città si scopra impreparata a raccontarsi. Gli analisti ci parlano di un possibile aumento del turismo fino al 10% durante i Giochi, con decine di milioni di euro di indotto per il territorio e le sue imprese.
Numeri importanti ma che da soli non bastano se la comunità scaligera resta spettatrice di se stessa.

Le Olimpiadi porteranno uno sguardo mondiale sulla città e Verona dovrà mostrarsi viva, accogliente e sicura.  Il visitatore olimpico esigerà di visitare in un sistema urbano che accompagni e non ostacoli perchè anche la più buona pearà, da sola, non puó far innamorare di Verona il turista bloccato nel traffico.
Eppure, per ora, non c’è un racconto collettivo sulle olimpiadi a Verona quasi nel timore di disturbare l’equilibrio delle cose.

L’Arena si illuminerà comunque ma sarebbe bello che, insieme ai riflettori, si accendesse anche la consapevolezzadi partecipare alla scena più grande del mondo.