A Verona l’11 e il 18 novembre il Teatro Ristori ospita due appuntamenti dedicati al tema della giustizia e del reinserimento sociale. Al centro dell’iniziativa, promossa da Fondazione Cariverona e Fondazione San Zeno, la possibilità di “entrare” idealmente nel carcere attraverso storie, film e testimonianze che raccontano la rinascita possibile dietro e oltre le mura.

In un tempo in cui la sicurezza e la rieducazione tornano al centro del dibattito pubblico, la città sceglie di partire dall’esperienza concreta, offrendo due serate aperte alla cittadinanza (ingresso gratuito con registrazione su Eventbrite) che mettono in dialogo arte, lavoro e dignità personale.

Il progetto, intitolato “Un mare dentro”, si estende per l’intero anno scolastico 2025-2026 e coinvolge dieci scuole secondarie di Verona e provincia, con un percorso di educazione civica e culturale costruito insieme all’associazione Granello di Senape di Padova. L’obiettivo è far conoscere da vicino la realtà della detenzione e le possibilità di reinserimento attraverso linguaggi diversi — dal teatro al cinema, dalla scrittura alla musica — e con la partecipazione di enti del terzo settore come la cooperativa Panta Rei e l’impresa sociale Quid.

Il primo appuntamento, martedì 11 novembre, è dedicato a “Libertà va cercando” di Alessandro Anderloni, documentario sul Teatro del Montorio che mostra come la scena teatrale possa diventare strumento di consapevolezza e di riscatto. Dopo la proiezione seguirà un dialogo con il regista e tre attori del progetto, per riflettere insieme sul valore educativo dell’arte in carcere.

Martedì 18 novembre sarà invece la volta de “Il giardino delle meraviglie” di Anush Hamzehian, un viaggio nel carcere femminile della Giudecca di Venezia, dove la cooperativa sociale Rio Terà dei Pensieri costruisce percorsi di lavoro e autonomia attraverso la cura della terra. La serata sarà arricchita dagli interventi della presidente della cooperativa, Vania Carlot, e del critico cinematografico Francesco Lughezzani del Circolo del Cinema di Verona.

Parallelamente agli eventi serali, sono previste due matinée riservate agli studenti, per un totale di oltre 700 partecipanti. Gli incontri saranno seguiti da laboratori, momenti di confronto e attività in classe dedicate al linguaggio, alla responsabilità e alla giustizia riparativa, anche grazie alla presenza del rapper Kento, impegnato da anni nei progetti educativi all’interno degli istituti penitenziari.

“Da tempo sosteniamo progetti che trasformano il tempo della pena in occasioni di apprendimento e relazioni significative” spiega Marta Cenzi, responsabile Area istituzionale di Fondazione Cariverona. “Con Un mare dentro vogliamo rafforzare questa rete di esperienze, mantenendo viva l’attenzione pubblica e promuovendo comunità capaci di accogliere e costruire ponti”.

Fondazione Cariverona ha destinato un milione di euro nel Documento di programmazione 2026 a interventi in quest’ambito, che comprendono anche azioni di tutela e accompagnamento per le vittime di reato.

“Ogni volta che entriamo in un laboratorio teatrale o in una falegnameria di un carcere vediamo persone che ricominciano a credere in sé stesse” aggiunge Rita Ruffoli, direttrice di Fondazione San Zeno. “Con questo progetto vogliamo portare quella realtà dentro la scuola e nella città, perché la pena possa essere compresa come occasione di crescita, non solo di punizione”.

Il calendario educativo proseguirà per tutto l’anno scolastico, con materiali di approfondimento e momenti di verifica condivisi con i docenti. “Un mare dentro” non resta quindi confinato al teatro, ma si radica nella comunità, diventando un percorso collettivo di conoscenza e responsabilità.

Da Verona parte così un messaggio chiaro: la sicurezza sociale nasce anche dall’inclusione e dal lavoro, da una cultura capace di restituire fiducia e nuove possibilità a chi ha il coraggio di ricominciare.