Matteo Salvini è convinto che in Veneto avverrà la rinascita della Lega. Dopo aver strappato a Fratelli d’Italia la candidatura alla presidenza per il dopo-Zaia, adesso punta ad un risultato eccezionale che ridisegni gli equilibri politici della coalizione.
Indubbiamente sarà favorevole al Carroccio l’effetto candidatura alla presidenza. Salvini sapeva benissimo che qualora fosse toccata ai melograni, come sarebbe stato nell’ordine delle cose e nella logica dei numeri attuali, la Lega avrebbe rischiato grosso. Si sa infatti che il candidato presidente ha sempre avuto un effetto traino sul partito d’appartenenza. Già i Fratelli sono il primo partito con poco meno del 38% contro il 13% della Lega. Se poi avessero avuto anche l’effetto traino il rischio sarebbe stato la cannibalizzazione degli alleati.
Invece è riuscito a strappare agli alleati la candidatura di Stefani, trentaduenne deputato leghista padovano, sul quale Salvini punta molto. Al punto di accreditarlo di un 60% dei consensi. Sulla scia dell’ottimismo e del tiraggio che dovrebbe avere Stefani sull’elettorato Veneto, prevede anche il sorpasso della Lega sui fratelli d’Italia, un balzo piuttosto ardito dato che presupporrebbe o un crollo dei meloniani o un exploit leghista senza precedenti.
E’ vero che la Lega è il partito più radicato nel Vento con molte sezioni e molti sindaci e amministratori locali. Ma prevedere addirittura un trionfo basandosi solo sull'”effetto presidente” forse va anche oltre l’ottimismo.
