(Simone Vesentini) Ogni giorno, nel mio locale, incontro persone diversissime: veronesi affezionati, coppie in viaggio, ospiti da Stati Uniti, Austria, Polonia, Brasile. Osservo esigenze e capacità di spesa lontane tra loro. Questa varietà racconta una verità semplice: a Verona c’è spazio per tanti e differenti livelli di servizio.
Il visitatore sceglie una destinazione per ciò che vede, per come viene accolto, per l’alloggio e per ciò che mangia: bellezza, ospitalità e ristorazione. Sono tre anelli della stessa catena. Se uno si indebolisce, la destinazione perde forza.
Per questo il confronto con gli operatori dell’extra-alberghiero è prezioso. Le locazioni brevi sono oggi circa il 60% del ricettivo veronese: hanno colmato un vuoto reale, offrendo posti letto che l’alberghiero da solo non poteva più garantire.
Ma ogni crescita va governata.
C’è il rischio di mettere sotto pressione la città storica ma anche il dovere di incoraggiare chi investe con serietà. La proposta comunale di richiedere il cambio di destinazione d’uso per le nuove locazioni brevi ha aperto un dibattito legittimo: l’Associazione Locatori Turistici Veneto, rappresentativa delle locazioni extra alberghiere, è disponibile al confronto, pur segnalando dubbi sulla reale applicabilità del provvedimento.
Verona oggi è scelta soprattutto da coppie, mentre il business travel ed il congressuale sono grandi opportunità oggi poco valorizzate per la bassa stagione.
Per continuare a crescere servono cultura, infrastrutture, servizi ed una promozione locale e regionale che valorizzi davvero chi siamo.
La sfida è far crescere Verona senza snaturarla, mantenendo l’equilibrio tra chi abita, chi lavora e chi ospita. Verona può e deve crescere ma solo lavorando insieme potrà farlo.
