(Angelo Paratico) I giornalisti italiani sono preoccupati per la diffusione dell’Intelligenza artificiale che li costringe a cambiare parametri di lavoro. La tirannia dei Seo e delle power words che l’algoritmo ricerca pare volgere al termine. Ormai i motori di ricerca con l’ausilio della IA pescano gli articoli d’interesse solo se di alta qualità. Ma gli editori associati alla FIEG hanno presentato un reclamo alla AGCOM perché anche Google sta superando le overviews con il AI Mode. Le loro paiono cariche contro ai mulini a vento.

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Dice un esperto come Salvatore Aranzulla: “Le nuove tecnologie stanno rivoluzionando il settore, e chi vuole migliorare il posizionamento del proprio sito deve comprenderne l’impatto concreto. L’intelligenza artificiale, ad esempio, permette ai motori di ricerca di capire il significato e il contesto dei contenuti, andando oltre le semplici parole chiave. Per chi gestisce un sito significa che non basta inserire keyword strategiche: bisogna creare testi rilevanti, ben strutturati e coerenti con l’intento dell’utente, usando titoli e sottotitoli chiari che organizzino le informazioni e paragrafi facilmente leggibili sia dai visitatori sia dai crawler”.

Scrive Marco Bardazzi su il Foglio: “In un mondo dove aumentano i tiranni, c’è una tirannia che invece sta finendo, ma chi l’ha subita non sembra festeggiare. Anzi, chiede di poterla preservare ancora un altro po’, non si sa bene in attesa di cosa. È la tirannia dell’algoritmo, che da una quindicina d’anni ha imposto a una serie di professioni, dal marketing al giornalismo, di adeguarsi alla logica della Seo (Search engine optimization) e quindi di organizzarsi per andare a caccia di traffico […].

La Seo adesso se non è proprio morta, è comunque in uno stadio terminale e per il giornalismo dovrebbe essere una buona notizia. […] Con l’arrivo sul principale motore di ricerca al mondo, Google, delle opzioni Overview e AI Mode, si è cominciato a vedere l’effetto della rivoluzione in atto.

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Dopo anni in cui gli editori sono andati a inseguire l’algoritmo, costruendo fabbriche di contenuti “Seo oriented” tutti mirati a portare traffico ai propri siti di news, adesso è l’algoritmo che insegue i giornalisti per valorizzare contenuti autorevoli.  È arrivato il momento in cui la qualità vince sulla visibilità, è finita la schiavitù dei titoli scritti con le parole chiave scelte per cercare di adescare il motore di ricerca, dei tag e delle keywords prodotte su scala industriale […]. Presto non saranno più premiati quei siti […] dove si apre la pagina con i sedicesimi di finale di un torneo di tennis dall’altra parte del mondo, solo perché così si può usare la preziosa parola-chiave “Sinner”, che crea traffico ormai come le ben rodate “Ferragni” e “Fedez”.