(di Francesca Romana Riello) IN VACUI arriva a Castelvecchio quasi in punta di piedi, ma basta entrare nella prima sala della Galleria dei Dipinti per capire che questa installazione non è un semplice esercizio di stile. È un modo diverso di avvicinarsi al segno di Scarpa, uno di quei gesti che obbligano il visitatore a rallentare, a guardare due volte.

Quando un laboratorio diventa racconto

La collaborazione avviata nel 2024 tra Comune di Verona, Archivio Carlo Scarpa, Musei Civici e Università di San Marino è uno di quei casi in cui l’accademia incontra davvero il museo. Nel corso Information Design Lab, guidato da Marco Luitprandi e Giorgio Uboldi, cinque studenti hanno messo le mani nell’Archivio dei Disegni con un’attenzione che sorprende.

Non si sono limitati a osservare: hanno provato a capire cosa succede in quel punto esatto in cui il tratto non è più intuizione ma diventa progetto. Da questo lavoro sono nate cinque proposte, e tra tutte è emersa IN VACUI, quella che più di altre è riuscita a cogliere l’essenza, lasciando parlare i margini più che le forme.

Un dettaglio che diventa bussola

La parte più interessante dell’installazione è forse la sua sincerità. Non c’è nulla di sovra disegnato: una lunga tavola inclinata, appoggiata sull’antico solaio che Scarpa aveva trasformato in panca, accoglie piccoli schizzi estratti dai disegni originali.

Sono appunti nati per non essere notati, e invece qui diventano bussola. Riguardano soprattutto il progetto museografico dedicato a Cangrande I della Scala, nodo centrale del percorso e oggetto di un recente restauro.

Il visitatore si avvicina, alza lo smartphone e inquadra. Il sistema di segni reattivi restituisce la tavola di partenza, mostrando dove quel dettaglio viveva, a che pensiero apparteneva. È un gesto semplice, quasi naturale, che però cambia il modo di vedere l’insieme: si passa dal particolare al tutto senza forzature. Il digitale accompagna, non impone.

Un archivio che continua a respirare

IN VACUI ricorda quanto l’archivio digitale di Scarpa sia un organismo vivo. È nei segni laterali, nelle correzioni a matita, nei ripensamenti che si capisce davvero come lavorava l’architetto. Ed è proprio qui che la tecnologia diventa utile: non per stupire, ma per dare profondità.

Il rimando al sito dell’Archivio mette a disposizione più di 4500 disegni, un patrimonio che dal 2003 registra una media di 15.800 visite all’anno, con il 42% dall’estero. È un luogo digitale frequentato, curioso, che cresce.

IN VACUI si inserisce proprio lì, in quella linea sottile tra studio e scoperta, restituendo al visitatore la possibilità di entrare, per qualche minuto, nel pensiero di Scarpa.