Giampaolo Trevisi, eletto consigliere regionale del Pd, non dimentica la sua professione di poliziotto e ritorna sul tema della sicurezza. Che secondo lui non è «una bandiera da agitare, un pretesto per attaccare l’amministrazione di turno, nel corso di una perenne campagna elettorale» ma un problema da affrontare con serietà, con « organici adeguati, investimenti, prevenzione, presenza sul territorio, politiche sociali e urbanistiche coordinate».
Ed entra nel merito della situazione veronese.
«Siamo di fronte a una trasformazione epocale. Il boom turistico è un grande motore economico, nessuno lo nega, ma porta con sé fenomeni che un tempo erano marginali e che oggi sono strutturali: più visitatori, più movimenti, più occasioni per chi delinque, più possibilità per borseggiatori, per gruppi organizzati che chiedono denaro in modo molesto, per chi vive di espedienti nelle aree più affollate. Le città più sono attrattive e più sono esposte».
E polemizza con Tosi
«Per una “vera” sicurezza non servono solo gesti simbolici e mi riferisco, per esempio, ai “famosi” braccioli sulle panchine», riferendosi al provvedimento preso a suo tempo da Flavio Tosi quand’era sindaco.
«La domanda di sicurezza è cresciuta, ma per esempio, gli organici delle Polizie Locali, compreso quello di Verona, non sono certo aumentati, anche perché i tagli del Governo agli enti locali hanno reso impossibile assumere personale in linea con i nuovi bisogni delle città. Possiamo discutere sulle responsabilità, ma non possiamo ignorare la matematica».
Però Trevisi, parlando del cambiamento della società, non cita l’elemento che più di tutti gli altri ed in maniera evidente, ha inciso sulla sicurezza di Verona e dell’intero paese: il grande numero di immigrati che in percentuale delinquono molto di più degli italiani.
Ed anche per quanto riguarda gli organici delle forze dell’ordine, di cui auspica l’aumento del personale, sembra non sapere che esso è ampiamente nella media europea, anzi superiore.
