La proposta di abolire i controlli sulle caldaie domestiche rappresenta un grave errore
La proposta di abolire i controlli sulle caldaie domestiche rappresenta un grave errore che non può essere liquidato come una semplice operazione di snellimento burocratico. Non sempre, infatti, semplificazione è sinonimo di miglioramento. Eliminare lacci e lacciuoli amministrativi può rendere più facile la vita a cittadini e imprese, ma quando si interviene su ambiti che riguardano direttamente la sicurezza, il confine tra efficienza e pericolo diventa estremamente sottile.
È quanto rischia di accadere con il nuovo provvedimento legislativo del Ministero dell’Ambiente che riscrive le regole sui controlli degli impianti termici, comprese le caldaie domestiche. Una proposta che, se approvata, potrebbe compromettere la sicurezza di milioni di cittadini italiani.
Una semplificazione pericolosa
In particolare, l’articolo 8, comma 3, di una bozza di decreto prevede l’eliminazione dei controlli “in situ” per tutti gli impianti termici al di sotto dei 70 kW. In termini concreti, milioni di caldaie domestiche a gas non sarebbero più sottoposte a ispezioni fisiche da parte di tecnici qualificati. Al loro posto verrebbero introdotti esclusivamente controlli documentali a distanza effettuati dagli enti competenti. Un cambiamento che desta forte preoccupazione tra gli operatori e gli esperti del settore.
Il problema è che il sistema attuale non sembra affatto pronto a sostenere un modello di vigilanza basato solo su verifiche da remoto. I catasti regionali e provinciali degli impianti termici risultano spesso disorganizzati, frammentati e basati su piattaforme che non dialogano tra loro. Nella maggior parte dei casi manca anche un’integrazione efficace con i dati contrattuali del gas o con le informazioni anagrafiche. In queste condizioni, affidare la sicurezza a controlli esclusivamente documentali significa, di fatto, rinunciare a un controllo reale.
I numeri, del resto, parlano chiaro. Tra il 2019 e il 2023, secondo i dati del Comitato Italiano Gas, gli incidenti legati agli impianti a gas domestici sono stati 1.119, causando 128 morti e 1.784 feriti. Si tratta di un bilancio già drammatico, che rischia di peggiorare ulteriormente se si decide di abbassare il livello di vigilanza preventiva. Eliminare i controlli fisici non significa ridurre i rischi, ma aumentarli.
Per queste ragioni la Cgia di Mestre ha rivolto un appello diretto al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, chiedendo di “riconsiderare il decreto e di consultare preventivamente le parti interessate, come le associazioni di categoria e gli esperti del settore, prima di qualsiasi revisione normativa”. Un richiamo al buon senso istituzionale e alla responsabilità politica.
La semplificazione amministrativa è un obiettivo legittimo e condivisibile, ma non può e non deve avvenire a scapito della sicurezza e della salute pubblica. Ogni intervento normativo dovrebbe tenere insieme entrambe le esigenze: meno burocrazia, sì, ma senza mai abbassare la guardia quando sono in gioco vite umane. In questo caso, fermarsi a riflettere e correggere la rotta non sarebbe un passo indietro, ma un atto di responsabilità verso il Paese.
