( David Benedetti*) forse ci avevate fatto caso, ma l’esame finale dei maturandi, dal 1997 (riforma Berlinguer), era diventato l’“esame di Stato”. Ora ritorna la nomenclatura “esame di maturità”, ma cosa cambia per i nostri ragazzi?

La nuova riforma dell’esame di maturità segna un cambio di rotta netto: via spunti, immagini e materiali a sorpresa, si torna a un colloquio strutturato su quattro materie, comunicate agli studenti già a gennaio. Una scelta che riapre il dibattito su cosa debba davvero valutare l’esame finale della scuola superiore.

Vantaggi e svantaggi del nuovo esame

Tra i vantaggi, il primo è la chiarezza. Sapere con mesi di anticipo quali discipline saranno oggetto del colloquio permette una preparazione più ordinata e meno ansiogena. L’orale torna a essere un’interrogazione vera, in cui lo studente è chiamato a dimostrare conoscenze solide, capacità di esposizione e padronanza del linguaggio. Per molti docenti, questo modello restituisce dignità allo studio sistematico e riduce l’improvvisazione che spesso caratterizzava il colloquio “multidisciplinare”.

C’è poi un elemento di equità. La scomparsa di materiali estemporanei riduce il peso della fortuna e delle abilità comunicative a scapito delle conoscenze. Chi ha studiato, in teoria, viene premiato più di chi sa improvvisare collegamenti suggestivi ma fragili.

Non mancano però le criticità. Il rischio più evidente è il ritorno a un esame eccessivamente nozionistico, centrato sulla memorizzazione piuttosto che sulla capacità di collegare, interpretare, argomentare. La scuola degli ultimi anni aveva tentato, con risultati alterni, di valorizzare il pensiero critico e le competenze trasversali. Abbandonare del tutto questa prospettiva potrebbe impoverire il senso dell’esame.

C’è anche una questione di stress. Quattro materie all’orale, affrontate come interrogazioni tradizionali, possono aumentare la pressione sugli studenti, soprattutto in un contesto già segnato da fragilità emotive diffuse. A questo aggiungiamo il fatto che gli studenti si presenteranno alla prova orale senza conoscere i risultati degli scritti, non potendo quindi “fare calcoli”. Il risultato finale verrà stabilito in modo collegiale e comunicato ai maturandi solo dopo aver esaminato l’ultimo candidato, con il rischio di tempi di attesa dilatati.

La maturità resta uno specchio della scuola che vogliamo. Più selettiva o più formativa? Più rassicurante o più sfidante? La riforma offre ordine e prevedibilità, ma la sua riuscita dipenderà da come verrà interpretata. Perché nessuna struttura, da sola, garantisce una valutazione davvero giusta.

*insegnante Liceo Scientifico