(Simone Vesentini*) La recente classifica del quotidiano britannico The Telegraph, che inserisce la Casa di Giulietta tra le attrazioni turistiche “da evitare”, ha suscitato sorpresa e dispiacere. Non tanto per il giudizio in sé, quanto per ciò che racconta del rapporto irrisolto tra Verona e uno dei suoi simboli più potenti.
I numeri parlano chiaro: la gran parte dei visitatori che arrivano in città passa dal balcone di Giulietta. Ma il dato forse più significativo è un altro: la gran parte di chi sogna Verona la incontra prima online proprio attraverso Giulietta.
Milioni di ricerche online sul balcone di Giulietta
Milioni di ricerche ogni anno su “Juliet”, “Juliet’s Balcony” e Romeo and Juliet fanno di quel luogo la vera porta digitale ed emotiva della città nel mondo, spesso ancor prima dell’Arena.
Per questo una bocciatura internazionale non può essere liquidata come snobismo o superficialità.
Se un luogo così centrale viene percepito come deludente, il problema non è il mito che rappresenta ma come è stato gestito e raccontato nel tempo.
Purtroppo, guardando agli anni e sono tanti, non si può ignorare una sequenza di errori: turisti lasciati per ore sotto il sole estivo, piccoli furti durante le attese, segnali ed informazioni poco chiare, continui cambi modalità di ingresso ( e recentemente anche di prezzo) che hanno generato confusione.
Episodi che hanno restituito l’immagine di una città disattenta verso il turista e verso la qualità della sua esperienza veronese.
Va riconosciuto però un passaggio importante: dopo oltre dieci anni di tentativi, il Comune ha avviato un’alleanza pubblico-privata per la gestione dell’accesso alla Casa di Giulietta, con percorso definito, bigliettazione e prenotazione online su un orizzonte di dodici anni.
Una stabilizzazione necessaria per uscire da una lunga fase emergenziale.
Ora però è il momento di guardare oltre. Anche perché Verona, sul tema dell’amore, non parte da zero. Eventi come “Verona in Love” e l’attività quasi secolare del “Club di Giulietta”, che risponde ogni anno a migliaia di lettere da tutto il mondo, dimostrano l’esistenza di un patrimonio immateriale unico.
Eppure il mito di Giulietta è stato spesso più subito che governato. Un simbolo vissuto talvolta dai veronesi come folklore o fastidio, invece che come risorsa strategica.
Nel frattempo, nel mondo, il love tourism è diventato un segmento maturo e in crescita, capace di generare valore per ospitalità, ristorazione, commercio, cultura e servizi.
La critica del The Telegraph può ferisce chi ama Verona ma ci deve far crescere. Perché se è vero che il balcone può deludere, è altrettanto vero che il mito dell’amore continua ad attirare il mondo intero.
Ora Verona ha una scelta davanti a sé: continuare a subire questo mito o trasformarlo, finalmente, nella chiave di uno sviluppo più consapevole e condiviso.
*Referente Fiepet Confesercenti
