(Angelo Paratico) Il giorno 23 dicembre 2025 è stata presentata una mostra sull’emigrazione veneta, in particolare gli italiani di Crimea e il loro genocidio dimenticato. Le presentazioni sono state tenute dai consiglieri comunali di Verona del Gruppo FDI Massimo Mariotti, Maria Fiore Adami e Leonardo Ferrari, con un intervento del on. Roberto Menia, vicepresidente della commissione Esteri del Senato.  La mostra fotografica itinerante rievoca, attraverso foto, documenti e lettere, la vita della comunità italiana in Crimea tra fine ‘800 e i giorni nostri.

La mostra ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e riportare alla luce la drammatica storia di migliaia nostri connazionali emigrati in Crimea, vittime dalla deportazione di massa del 1942 nei Gulag del Kazakhstan.

WhatsApp Image 2025 12 29 at 11.28.34

Fin dal 2° decennio dell”800 la presenza degli italiani in Crimea

La comunità italiana in Crimea iniziò a formarsi in seguito alle emigrazioni degli anni ’20 del 1800, con braccianti e uomini di mare che vi si spostano dalla Puglia e dal Veneto per iniziare una nuova vita in Oriente. La maggior parte di loro si stabilì nella città di Kerč’, sul Mar Nero, dove si creò una comunità di 30 famiglie che iniziarono ad aggregarsi.

In seguito ad un afflusso di nuovi lavoratori, perlopiù operai specializzati, la comunità si allargò, iniziando a popolare altre città, sia russe che ucraine. A Kerč’, un secolo dopo, circa il 2% della popolazione è composta da italiani immigrati e loro discendenti, una minoranza cattolica in un territorio totalmente ortodosso (a parte la minoranza musulmana dei tatari) che ha costruito le sue chiese, le sue scuole, la società corporativa, la biblioteca, per perpetuare, lontano dalla patria, la sua cultura.

Con le purghe staliniane del ’35 e del ’38 molti suoi illustri membri verranno uccisi, sospettati di attività controrivoluzionarie. Nei gulag confluirono molti membri della comunità di Kerč’, e gli abitanti rimasti furono dispersi nella steppa tra Akmolinsk e Karaganda, uccisi dalle durissime condizioni di vita e dalle temperature fra i 30 e i 40 gradi sottozero. I pochissimi superstiti furono eliminati dalle sciabolate dei Cosacchi. Alla fine della guerra non esistevano più discendenti di italiani in territorio russo o, meglio, ne esisteva una minima parte che nascondeva le proprie origini.

Con il tempo, timidi tentativi di svelarsi per potersi riunire, hanno reso possibile il consolidamento di un piccolo nucleo, l’associazione C.E.R.K.I.O. (Comunità degli Emigrati in Regione di Crimea – Italiani di Origine) presieduta da Giulia Giacchetti Boico, ha l’obiettivo di far valere i diritti della comunità e di vedere riconosciuta l’ingiustizia subita. Nel 2014, il presidente Putin ha emanato un decreto per il riconoscimento dei crimini compiuti dal governo stalinista nei confronti delle minoranze etniche del territorio della Crimea, ed è stata compilata una lista comprendente il nome di 20 comunità.

WhatsApp Image 2025 12 29 at 11.29.05 1

Ci fu un passo in avanti con il riconoscimento da parte del governo italiano della loro cittadinanza d’ origine. Ma da allora, purtroppo, molto resta ancora da fare.