La maculopatia sta diventando una malattia sociale. I passi avanti della scienza per curarla

Con l’allungamento della vita media è tale che si manifestino delle patologie che dipendono dall’esaurimenti di alcuni organi. Tutti gli esseri viventi sono stati ‘programmati’ dalla natura in funzione della prosecuzione della specie. Non esiste animale che sopravviva oltre la propria età fertile. A parte l’uomo, che grazie alla scienza, è riuscito a superare questa barriera e a vivere molto di più del limite imposto dalla fertilità. Tutto questo però ha un prezzo: il sorgere di malattie dovute all’invecchiamento, fisiologico o precoce, di alcuni organi. In particolare quelli più delicati, sofisticati come quelli del sistema nervoso. La demenza senile è una di queste. La grande diffusione del morbo di Alzheimer o tipo-Alzheimer ne è la testimonianza. Ed anche le maculopatie che stanno diventando una vera e propria malattia sociale, non solo per la diffusioaeche va di pari passo con l’invecchiamento della popolazione, ma anche per le implicazioni che provoca nella vita di chi ne è affetto. Si tratta di persone over 65 che ad un certo punto della loro vita cominciano a perdere la capacità della visione distinta a causa di una degenerazione delle cellule nervose della ‘macula’ che è la zone della retina dove facciamo convogliare le immagini quando fissiamo un punto. La maculopatia può essere ‘secca’ o ‘umida’. Nel secondo caso l’oculistica ha già fatto molti passi avanti nel curarla, ma per la ‘secca’, che tra l’altro è la più diffusa, poco finora s’è potuto fare, anche se la ricerca sta facendo grandi passi avanti percorrendo strade diverse per individuare una terapia efficace.
Al Policlinico Gemelli hanno inserito nell’occhio un piccolissimo serbatoio che rilascia a piccole dosi un farmaco che contrasta la maculopatia. Ogni sei mesi il serbatoio può essere ricaricato con un microago dall’oculista. Questa tecnica, che da noi è ancora sperimentale, negli Usa è già stata approvata. Un’altra strada, che però sembra la meno percorribile, è quella del trapianto di retina, che però presenta troppe difficoltà per la sua stessa struttura cellulare.C’è poi quella delle cellule staminali che vengono iniettate nella retina al fine di rigenerarla nella zona colpita dalla degenerazione, che danno buone speranze.
Un’altra speranza è quella legata alla ‘retina artificiale’, come quella inserita ad un paziente al Policlinico Gemelli di Roma.

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