Affrontare il Parkinson con resilienza e tanta autoironia. Da domani in Gran Guardia voci e storie di chi ci convive

Sdrammatizzare. E possibilmente aiutarsi con tanta autoironia, mai perdere la curiosità. A suggerirlo è il giornalista Vincenzo Mollica che dal 2013, quando aveva 60 anni, convive con “Mr. Parkinson”. Scherzosamente lo chiama così e lo paragona alle canzoni di Celentano degli anni Sessanta, per l’alternanza di tempi veloci e lenti, e a certi film di Chaplin. La testimonianza di Mollica, insieme a quella di Francesca Cavalli (del 1968, Parkinson diagnosticato nel 2010 a 41 anni), del genetista Edoardo Boncinelli (1941, Parkinson dal 2006 a 64 anni) e di altri che si sono raccontati nei video #nonchiamatemimorbo, rende bene il messaggio di speranza alla base della mostra itinerante “Non chiamatemi morbo – Storie di resistenza al Parkinson” che si apre domani, venerdì 22 aprile alle 18 al Palazzo della Gran Guardia.

Le voci di Claudio Bisio e Lella Costa (che il visitatore potrà ascoltare scaricando l’app sul cellulare) e le fotografie di Giovanni Diffidenti accompagneranno in una quarantina di storie straordinariamente normali di persone che hanno deciso di mostrare come sia la loro vita con Mr. Parkinson. Non facile, ovvio. Perché, dice Mollica, “non è un simpaticone”. Eppure è possibile conviverci. E continuare nel frattempo a fare ciò che più si ama. “Si tratta di una malattia”, sottolinea Giangi Milesi, presidente di Parkinson Italia, “che, come altre, vive di molti luoghi comuni e c’è un solo modo per combattere l’ignoranza e lo stigma: informare attraverso storie raccontate anche con ironia e leggerezza”.

Obiettivo della mostra è sensibilizzare sul Parkinson rimuovendo gli stereotipi a partire dal termine “morbo” che, coniato un secolo, fa oggi è fuorviante nell’evocare pandemie e contagi. Può infatti causare a chi ne è affetto un disagio psicologico che va ad aggravare l’isolamento sociale e può condurre alla solitudine. Al contrario, raccontarsi in pubblico favorisce l’aggregazione e il superamento di preconcetti e luoghi comuni. Dopo undici tappe per 220 giorni espositivi nel 2020-2021, Verona è la quarta tappa del 2022.

La mostra è organizzata dall’Unione Parkinsoniani Verona (presidente Gianluigi Veronesi) e dalla Confederazione Parkinson Italia in collaborazione col Comune e la Provincia di Verona, l’ULSS 9 Scaligera, il CSV – Centro Servizi Volontariato, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona, il Rotary Club Verona Soave, il Rotary Club di Verona e Provincia, l’Accademia LIMPE-DISMOV e Arte3. Curata da Franco Achilli, la mostra sarà visitabile con ingresso libero dal 23 al 30 aprile tutti i giorni 10-13 e 16-19.

Claudio Bisio e Lella Costa, voci narranti della mostra sul Parkinson “Non chiamatemi morbo”

Nell’ambito della mostra sono in programma tre eventi. Martedì 26 alle 17 vari caregivers, che si prendono cura di chi soffre di Parkinson, testimonieranno la loro esperienza. Giovedì 28 alle 17 Marco Tosi (che non si è arreso al Parkinson e dopo la diagnosi nel 2014 ha percorso in bicicletta oltre centomila chilometri) e il suo compagno di pedalate Aldo Ridolfi parleranno di “resilienza al Parkinson”. Sabato 30 alle 10.30, organizzato da Arte3, appuntamento con Dance Well condotto da Marcella Galbusera e Aurora Sbailò.

In ottemperanza ai protocolli previsti per i musei, per l’accesso alla mostra è necessario il Super green pass che sarà controllato all’ingresso. All’interno delle sale dovrà essere indossata la mascherina FFP2. Per seguire le voci di Claudio Bisio e Lella Costa occorre portare con sé un auricolare per il cellulare una volta scaricata l’app.

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