Alla Camera la legge sull’utero in affitto anche all’estero. Secondo firmatario il veronese Maschio

E’ iniziato ieri alla Camera l’iter della legge che rende ‘l’utero in affitto’ 

un ‘reato universale’ su iniziativa del centrodestra. Primo firmatario Carolina Varchi, secondo firmatario il veronese Ciro Maschio, entrambi di Fratelli d’Italia. La norma, formata da un solo articolo, s’aggancia alle legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita del 2002. In particolare all’articolo 12 comma 6 che recita « chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità aggiunge queste parole: «Se i fatti di cui al periodo precedente sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana ».

Chiunque violi questo articolo di legge verrà punito con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e con la multa da 600.000 euro a un milione di euro.

La proposta di legge in discussione a Montecitorio

Più in dettaglio, l’intervento normativo, attuato aggiungendo un nuovo periodo al termine del comma 6 dell’art. 12 della legge n. 40 del 2004, è volto a sottoporre alla giurisdizione italiana le condotte compiute dal cittadino italiano, riferibili ai delitti di commercializzazione di gameti o di surrogazione di maternità, anche se poste in essere in territorio estero; in caso di accertamento dei suddetti reati, saranno conseguentemente applicate le pene precedentemente richiamate.

La proposta, se approvata, consentirà di perseguire penalmente quei cittadini italiani che vanno all’estero per attuare la surrogazione della maternità, ovvero ‘affittando’ l’utero di una donna nel quale viene inserito l’embrione fecondato al fine che si compia una gravidanza per conto terzi, generalmente in cambio di denaro. E’ facilmente intuibile che ciò avvenga sfruttando lo stato di necessità della donna che accetta di surrogare la maternità. Gesto particolarmente ignobile.

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