Cattolica, quel “beau geste” che non fa primavera

(di Bulldog) Bedoni dichiarando che non si ricandida alla presidenza di Cattolica dice che il suo compito è finito. Sembrerebbe una sua decisione spontanea, un “beau geste” del campione che, dopo aver vinto tutto, decide di ritirarsi quand’è al massimo splendore, un atto di generosità per lasciare il posto ad altri. Però la verità è un’altra. Bedoni non ha vinto proprio niente, basta chiederlo agli azionisti di Cattolica, ma soprattutto non poteva fare altrimenti poiché è l’IVASS, l’autorità del settore, che in seguito all’indagine sulle responsabilità della sua presidenza lo inibisce dal ricandidarsi. 

Logica conseguenza, quand’anche il ritiro fosse una sua scelta spontanea, sono anche anche le dimissioni da tutte le cariche nelle società controllate del gruppo. Soprattutto, dalla Fondazione, che rimane un volano di erogazione di denaro sul territorio. 

Dice Bedoni che considera terminato il suo compito con l’approdo di Cattolica alla Spa. Ma come?  Nei mesi scorsi non aveva accusato Alberto Minali, l’amministratore delegato da lui stesso destituito, di tramare per trasformare in società per azioni l’assetto cooperativo di Cattolica portando in consiglio d’amministrazione professionisti e consulenti per dimostrare il suo perverso disegno? 

Adesso invece è lui stesso che afferma di considerare compiuta la sua missione proprio con la trasformazione societaria della cooperativa. Ma tutti sanno che il suo compito è terminato grazie alle iniziative di IVASS, Consob e della procura della Repubblica di Verona. 

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