(di Paolo Danieli) Non ci sto, come italiano, a farmi fare la morale dai Francesi. Né dai Belgi, né dagli Olandesi, né dai Portoghesi, né dagli Spagnoli. E tantomeno dagli Inglesi se avessero qualcosa da dire sugli sbarchi e sul respingimento delle navi Ong.

Questi signori sfruttando l’Africa hanno goduto di imperi coloniali dai quali hanno tratto enormi ricchezze. L’Italia come potenza coloniale è arrivata buona ultima. Peraltro anche ostacolata a livello internazionale al punto da subire le ‘inique sanzioni’ del 1935. A conti fatti siamo gli unici a non esserci arricchiti. La Libia era lo ‘scatolone di sabbia’, perché lì il petrolio non era ancora stato trovato. E in Africa Orientale è più quel che abbiamo dato di quel che abbiamo preso e quelle infrastrutture che esistono le abbiamo costruite noi.
Ora che questi signori ci vengano a dire che maltrattiamo gli africani che arrivano o cercano di sbarcare clandestinamente sulle nostre cose è inaccettabile.

E allora vorrei dare un suggerimento a Giorgia Meloni.

Fermo restando il principio che ognuno dev’essere padrone a casa sua e che è fuori discussione che i paesi africani devano essere sovrani, non possiamo nemmeno ignorare che questa affermazione allo stato è solo teorica perché, dopo la decolonizzazione e il neo-colonialismo delle multinazionali, non ce l’hanno fatta. E il fenomeno dell’emigrazione verso l’Europa ne è la prova provata. Inutile qui disquisire sulle cause. E’ così e basta. A fare da soli non ce la fanno. E quindi bisogna aiutarli. Ma l’esperienza degli ultimi 70 anni ha dimostrato che gli aiuti che finora sono stati organizzati, la cooperazione e le organizzazioni caritatevoli non servono. E’ come buttare acqua in un secchio bucato. E inviare di tanto in tanto qualche miliardo di beneficienza è come curare il cancro con l’aspirina.

E allora ecco il consiglio.

L’Italia dovrebbe sparigliare le carte e rilanciare! Se vogliamo davvero risolvere una volta per tutte il problema dell’immigrazione bisogna risolvere il problema dell’Africa. E lo si può fare solo così: ai G20 con i quali è riunita a Bali la Giorgia nazionale deve fare questa proposta: facciamoci carico dell’Africa ‘adottando’ un paese ciascuno. Sotto controllo internazionale, affinché tutto si svolga nel giusto, ognuno di noi s’impegni a garantire i bisogni essenziali -sanità, alimentazione, istruzione, giustizia, ordine pubblico- e a organizzare lo sviluppo economico e sociale. In cambio, siccome nessuno fa niente per niente, il paese adottante potrà sfruttare le risorse naturali. Così più nessuno avrà bisogno di venire in Europa e il problema dell’immigrazione sarà risolto. In più nel giro di qualche decennio l’Africa, viste le enormi potenzialità, potrà diventare prospera e ricca, magari anche più degli altri continenti.

E’ questa l’unica strada se si vuole davvero risolvere il problema della catastrofe umanitaria che sta all’origine dell’immigrazione. Non capirlo significa non volerlo capire. E non volerlo capire significa che gli obiettivi sono altri. Di sicuro non il bene dell’Africa né quello di quei disperati che scappano in cerca di un futuro che potrebbero avere a casa loro.