Consorzi di bonifica, “modello Marche” per salvare la biodiversità. Piano da 10mila nuovi invasi

(di Stefano Cucco) “La multifunzionalità degli invasi, sostenuta da ANBI, interessa non solo l’agricoltura e la produzione di energia rinnovabile, ma anche l’ambiente”: a riaffermarlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, di fronte alla notizia della “buona pratica”, che arriva dalle Marche, dove il Consorzio di bonifica regionale mette a disposizione invasi ed aree verdi per aiutare gli apicoltori in un momento di grande crisi per il settore. Tanti sono i problemi per l’utilissimo insetto, da cui dipende gran parte della biodiversità del Pianeta: cambiamenti climatici, inquinamento, sconsiderate pratiche agronomiche, ma anche la varroa destructor, un acaro parassita, simile ad una piccola zecca, che intacca la covata e si nutre dell’emolinfa degli insetti; crea danni devastanti, perchè le api subiscono malformazioni e vivono molto meno, infettando l’apiario.

Oggi le api sono molto meno autosufficienti e senza l’ausilio dell’uomo, in molti casi, non sarebbero in grado di sopravvivere. Ne è testimonianza la mutata qualità dei girasoli, che non solo oggi sono meno nettariferi, ma sono autoibridanti, cioè non hanno bisogno dell’ape per riprodursi, facendo ridurre fino a 5 volte, la produzione di ogni arnia e costringendo gli apicoltori addirittura ad integrare il fabbisogno di zucchero degli abitanti l’alveare.

Ad incidere fortemente sono anche i cambiamenti climatici: le ricorrenti gelate tardive primaverili, ad esempio, stanno pregiudicando la produzione del miele d’acacia, poichè il delicato fiore si stressa con il freddo e la pianta, per difendersi, ne produce meno e, per giunta, meno nettariferi. In questo quadro, il Consorzio di bonifica delle Marche offre la propria disponibilità a posizionare apiari in luoghi ambientalmente privilegiati, fornendo un importante contributo alla qualità di vita degli insetti. La prima area individuata sono alcuni piccoli bacini artificiali, gestiti dall’ente consortile nei pressi di Casenuove (in comune di Osimo e Bagnolo), dove acqua e verde sono condizioni fondamentali per la vita degli apiari; lì sono state posizionate quasi un centinaio di arnie, ma il clima ora deve fare la sua parte; la paura si chiama siccità che, in altre zone d’Italia, sta già creando gravi problemi.

“Quanto accade nelle Marche”, conclude Massimo Gargano, direttore Generale di ANBI, “è paradigmatico non solo della sensibilità ambientale, presente nei Consorzi di bonifica ed irrigazione, ma anche dell’importanza, che assume, per molteplici aspetti, un piano di bacini medio-piccoli come quelli previsti dalla nostra recente proposta con Coldiretti: 10.000 invasi, di cui 6.000 aziendali e 4.000 consortili, da realizzare da qui al 2030; potrebbero essere riserve idriche, ma anche ulteriori opportunità di produzione idroelettrica o fotovoltaica, nonché oasi di salvaguardia dell’ecosistema“. La Regione Marche ha intanto riconosciuto lo stato di calamità, stanziando risorse per indennizzi agli apicoltori; inoltre, l’Unione Europa ha inserito l’ape nella Politica Agricola Comune, riconoscendone il fondamentale ruolo per la vita e l’ambiente, promuovendo colture più nettarifere.

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