Il Berlusca-catodico: poche opportunità, molte minacce

Anno nuovo, palinsesto televisivo nuovo. Si torna dalle vacanze con la testa degli appassionati di politica e dei giornalisti tra le vicende di Fiorani, di Fazio, della Lega e del socio di Berlusconi, Gnutti, e quelle di Unipol di Consorte e delle telefonate con i vertici dei DS. Ed ecco pronto per l’uso un programmino settimanale che ci fa mettere via ambizioni di serate televisive dedicate a calcio, cinema, pacchi e striscia la notizia. [//]La prima settimana lavorativa dell’anno in televisione si guarda un solo spettacolo, il Silvio Berlusconi Show. Come avrebbe detto un fumetto storico degli anni ’70, è la prima settimana del 2006 che segnerà un ritorno consistente del Berlusconi catodico “in tutti i suoi molteplici travestimenti”. Travestimenti che la tv consente e che un ex grande comunicatore come il nostro Presidente del Consiglio ha il coraggio di interpretare quando lo ritiene essenziale come oggi.
Travestimenti che, nell’ordine, lo hanno portato prima di tutto lunedì a tentare di interpretare il moderato dal campione della tv politica per intellettuali, Giuliano Ferrara. Poi lo hanno portato la sera stessa a giocarsela sulla passione calcistica nel tempio del giornalismo da Bar Sport, ovvero tra gli elogi e gli encomi di Aldo Biscardi. Poi è toccato mercoledì sera al finto match con il suo avversario-alleato preferito, Fausto Bertinotti, con la “moderazione” bipartisan di Bruno Vespa, che ancora doveva riprendersi dall’imbarazzo di aver portato il Presidente del Consiglio nella Caporetto del confronto con Diego della Valle prima di Natale. Per finire, forse, ecco riaprire apposta per il Belusconi catodico 2006 una trasmissione, Alice, condotta dalla accondiscendente Anna La Rosa, chiusa a metà ottobre con l’alibi di una puntata uscita fuori dalle righe, ma con la certezza di un risultato di ascolti imbarazzante. Potremmo spendere una quantità di parole a valutare la resa comunicativa di questa settimana che la televisione ricorderà come una delle più berlusconicentriche della storia di questi 13 anni di esperienza politica del Presidente del Milan, ma avremo tempo di farlo nei prossimi mesi e avremo modo anche di poter misurarne anche gli effetti reali di consenso. Basti, però, prendere come riferimento simbolico un messaggio trasmesso all’inizio di questa settimana dall’uomo che da sempre ha fatto della sua caratteristica di vincente il suo punto di forza: questo campionato l’ha già vinto la Juventus..
Ciò detto, è molto più utile fare due riflessioni sulle ragioni che guidano questa scelta di overdose di comunicazione televisiva in una settimana di saldi per i consumatori e di traumatici rientri in ufficio. La prima riflessione si muove nella direzione della spiegazione generale di questa strategia. Ovvero: i sondaggi continuano a registrare un ritardo di Forza Italia nel recupero di consensi e una assoluta stabilità del giudizio negativo sul Premier e sullo stato del Paese dopo questi anni di Governo Berlusconi. A fronte di questa situazione occorre una massiccia dose di visibilità e di positività del leader che restituisca a tutte le fasce di pubblico della tv italiana l’immagine di un leader in forma e in recupero e di un Paese in ripresa grazie a un grande Governo. Un’intenzione che si confronta tuttavia con un periodo che ci lasciamo alle spalle e che viviamo nel quale a fare notizia è stato il taglio del gas da parte dell’amico del Presidente del Consiglio, Putin, è stata la crisi dei consumi natalizi e la prima corsa ai saldi, è stato il blocco del Paese il primo giorno dell’anno per una piccola gelata invernale con capolavori tipo la chiusura per mezza giornata di 120 Km dell’Autostrada del Sole, è stata l’odissea di milioni di italiani per tornare in treno a casa dalle vacanze.
Poi c’è la seconda riflessione. Quella sull’opportunità offerta dalla vicenda Unipol, che ha indotto a calibrare una parte consistente della strategia di comunicazione del primo Berlusconi catodico 2006 sulla capitalizzazione delle difficoltà che l’affare Consorte ha generato per il centrosinistra anche grazie allo straordinario alone che i media hanno generato solo su questa parte di vicenda, trascurando per qualche settimana quella parallela della scalata all’Antonveneta. Una strategia, questa di Berlusconi, che lo ha portato a lanciare due messaggi: l’immoralità è bipartisan e le cooperative sono da combattere. Con un paradosso: che questa scelta di concentrarsi sulla notizia del momento per riscattare teoricamente anni di persecuzione nei suoi confronti ha finito per impedire al Presidente del Consiglio di comunicare con efficacia qualsiasi cosa volesse sul suo Governo e sul motivo per cui gli italiani dovrebbero votarlo il 9 aprile.
A volte le opportunità si trasformano in minacce, anche e soprattutto quando sono esaltate sotto la lente di ingrandimento a 32 pollici.

L’Adige, 14 Gennaio 2006, pagg. 1 e 2

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