La gravidanza non dev’essere una licenza di rubare. Chi lo fa va punito. Pancia o non pancia

(di Paolo Danieli) Nell’ormai lontano 1963 Vittorio De Sica nel suo ‘Ieri, oggi e domani’, con Sofia Loren e Marcello Mastroianni, aveva rappresentato mirabilmente l’espediente di certe napoletane che per avvalersi dell’art.146 del Codice penale, che prevede il differimento della pena in caso di gravidanza, rimanevano sistematicamente incinte, scodellando un figlio dietro l’altro, e non finivano mai in carcere.

Sono passati sessant’anni, ma c’è ancora chi s’attacca a quell’articolo del codice e sembra che non sia cambiato niente. Oddio, proprio niente no. Il livello artistico è sceso non poco: dalla grande ‘commedia italiana’ che ha fatto la storia del cinema, siamo passati, con tutta la simpatia, a ‘Strisca la Notizia’ e da De Sica a Staffelli. Da Napoli siamo passati a Milano e dalla fantasiosa umanità delle popolane partenopee, che impersonata dalla Loren suscitava nello spettatore perfino una certa solidarietà, siamo caduti nell’arrogante violenza delle zingare che vengono filmate nella metro mentre borseggiano gli onesti cittadini. Ma l’espediente è sempre lo stresso: l’art. 146, che le zingare sbattono in faccia alla Polizia assieme alla pancia, rivendicando una specie di licenza di rubare.
Ma perché mai – si chiedono milioni di italiani onesti- la gravidanza dovrebbe essere un motivo per non andare in galera? In fin dei conti in carcere le donne incinte mica devono lavorare! Anzi, fanno una vita di tutto riposo e si possono riguardare molto meglio che scorrazzando su e giù per le scale della metro a borseggiare i passeggeri. Che senso ha il differimento della pena se non quello di indurre le ladre a considerare la gravidanza uno strumento giuridico e non un momento fra i più importanti nella vita di una donna?
Bene ha fatto quindi Jacopo Morrone, capogruppo della Lega nella Commissione Giustizia della Camera a presentare una proposta tesa ad eliminare di quel differimento della pena che consente alle ladre di non andare in carcere.

Interpellato da L’Adige il presidente della Commissione Giustizia, il veronese Ciro Maschio di Fratelli d’Italia, ha riferito che «oggi in Commissione Giustizia il Pd ha ritirato la propria proposta di legge sulle detenute madri, che era stata emendata dal centrodestra e sarebbe arrivata in Aula lunedì 27 con un testo diverso da quello originario del Pd. In commissione si è cercato a lungo una sintesi, ma alla fine non è stato possibile. Tra il “liberi tutti” e il differimento automatico delle misure cautelari voluto dal Pd – che vuole escludere sempre, automaticamente, le misure cautelari in carcere per le madri con figli di età inferiore a 6 anni,  e gli emendamenti del centrodestra, volti ad escludere gli automatismi ed effettuare valutazioni più attente in caso di recidive e pericolosità (pur consentendo il ricorso agli Istituti di Custodia Attenuata per detenute Madri) non è stato possibile trovare una mediazione».

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