La Liverpool italiana perde una delle sue stelle più fulgenti

Renato Bernuzzi, conosciuto come Renato “dei Kings” è moto ieri all’età di 76 anni. Simbolo vivente della Verona beat era conosciutissimo, specialmente da coloro che hanno dai cinquanta in su. Era stato il cantante del complesso i “Kings”, assieme ad Ennio Ottofaro, Pierpaolo Adda e Gilberto Storari, Andy De Bruyn e Damiano Pelanda (alternatisi negli anni), che nei mitici anni ’60 aveva ottenuto un buon successo per i dischi venduti e per essere stato valutato dagli esperti uno dei migliori  gruppi dell’epoca.  I primi successi musicali li avevano avuti accompagnando il cantante Eugenio Zambelli, veronese, scoperto da loro stessi e noto a livello nazionale col nome di “Dino“.

Poi s’erano messi in proprio, staccandosi dal suo genere musicale piuttosto melodico per intraprendere una strada diversa, improntata al genere “beat-rock” che in quegli anni imperversava e che li portò al successo in tutt’Italia. Il loro primo disco è Stato “Fai quello che vuoi“, che come s’usava al tempo, era una cover di un brano dei Rolling Stones. “Caffè amaro” è stato il loro disco più famoso che è diventato l’inno della Verona “beat“. Dopo lo scioglimento del complesso all’inizio degli anni ’70 Renato ne raccolse l’eredità modificando la formazione e il nome, che diventò “Renato dei Kings“, è continuò l’attività musicale con innumerevoli serate soprattutto a Verona mantenendo viva negli anni l’epopea del “beat” veronese, quando Verona negli anni ’60 veniva definita la “Liverpool italiana” perché in ogni garage c’era un gruppetto di ragazzi che si trovavano a suonare le chitarre dando vita ad una miriade di complessi, dei quali i Kings con il loro cantante Renato, bravo e simpatico, furono quelli che ebbero il maggior successo. Addio Renato!

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