La Z tracciata a Nikolajevka ci ricorda chi sono per davvero i “liberatori” e marchia chi oggi li sostiene

(di Bulldog) Poche località sono fissate nella memoria collettiva di questo Paese a ricordo della tragedia della seconda guerra mondiale. Una cittadina ucraina – sino al 1943 sconosciuta al mondo – è una di queste e basta dire Nikolajevka per riaprire una ferita sanguinosa. Ebbene, la soldataglia russa che in questi giorni sta devastando l’Ucraina ha pensato bene di marchiare con una “Z” il ponte costruito dai nostri Alpini in quella località, a ricordo – e in segno di riconciliazione – di una battaglia disperata, sebbene tecnicamente una vittoria sul campo, che ha segnato la scomparsa di migliaia di ragazzi italiani, tantissimi veronesi e veneti, inquadrati nella Tridentina, l’unica nostra divisione ad uscire invitta dall’Unione Sovietica. All’alba del 16 gennaio del ’43, giorno della battaglia, gli effettivi italiani ammontavano a 61.155 unità. Alla sera, fuori dalla sacca, se ne contarono 20.920 di cui 7mila500 feriti o congelati. Gli altri non sono più “tornati a baita” barbaramente passati per le armi o lasciati morire di stenti in spregio ad ogni legge morale e di guerra.

Aver marchiato con la “Z” quel ponte è un segnale chiaro, forte e chiaro. Rivolto a noi. Luca Zaia si dice sconcertato “dal clima di violenza che si va diffondendo, non solo attraverso la guerra, ma anche con la comparsa di simboli tristi e inequivocabili. Esprimo sdegno per lo sfregio vergato a infangare la memoria e il presente degli Alpini, proprio nel giorno in cui il Senato Italiano ha votato pressochè all’unanimità la creazione della Giornata Nazionale della Memoria degli Alpini. Quelle “Z” sono semplicemente un simbolo d’inciviltà, un inno alla guerra che respingiamo con tutta la nostra forza”.

Bene lo sdegno, ma forse oggi ci vorrebbe un segnale più forte: tagliare ad esempio con quanti, nel suo Consiglio regionale, hanno sostenuto, alzando il vessillo marciano, chi preparava un’aggressione odiosa e chi, ancora oggi, si candida a guidare una città che è in prima linea nell’aiutare chi sta fuggendo la morte e plaude al tiranno stando però ben al riparo di una alleanza in cui non si riconosce.

Non dovrebbe essere uno sforzo gravoso, sono tutti nella sua maggioranza. Li conosce bene.

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