L’Italia accoglie tutti i migranti. Tranne quelli che hanno sangue italiano nelle vene: non parlano bene la lingua di Dante

(di Bulldog) Adesso è ufficiale: ci sono migranti di serie A e migranti di serie B. I secondi, quelli di serie B, non sono di colore, non arrivano (almeno, non qui) sui barconi, non hanno le ONG a salvarli anche perchè arrivano da Paesi governati dalla sinistra e dunque, per definizione, dei veri paradisi in terra. I migranti di serie B sono i discendenti degli emigranti italiani in America Latina. La legge dice che possono far valere il riconoscimento delle loro origini ancestrali e chiedere la cittadinanza italiana rivolgendosi al Comune da dove sono partiti i propri avi oppure attraverso un tribunale della Repubblica. Per avi si intende almeno una nonna e il tribunale è il punto di riferimento naturale, così dice la norma, se l’avo è nata prima del 1948.

Quanti sono gli oriundi che guardano all’Italia? l’anno scorso hanno ottenuto la cittadinanza in circa 50mila (oltre 100mila sono invece quelli arrivati sui barconi), ma i nostri confratelli sono qualche decina di milioni. L’Italia in questo ha una normativa che altri Paesi nemmeno immaginano: la Spagna recentemente si è avvicinata a questo (e non a caso il governo socialista di Pedro Sanchez giusto ieri era in Venezuela a caccia di oriundi spagnoli da inserire nelle liste di cittadinanza e, soprattutto, elettorali…) mentre la Germania non riconosce nulla ai discendenti degli junker tedeschi della Namibia. Mentre, invece, fa ponti d’oro ai bambini nati in Italia da un genitore tedesco che vengono automaticamente riconosciuti cittadini ed inseriti nell’anagrafe centralizzata di Berlino. Anzi, è il governo federale a chiedere che i bambini vengano registrati in Germania.

La stampa mainstream già getta l’allarme: potrebbero arrivare milioni di migranti, molti dei quali non conoscono lingua e costumi italiani! Accidenti, questa sì che è una novità: i 100mila migranti subsahariani, pakistani, afghani e siriani giunti in Italia hanno invece diplomi e certificazione di perfetta conoscenza della lingua italiana nonché delle norme della Repubblica. Non si capisce come gli Italiani d’America possano integrarsi in una Italia che ha fatto rivoluzioni dalla partenza dei loro nonni!

E come trattiamo questi nostri concittadini di fatto, dato che la legge già preveda la loro regolarizzazione? I consolati italiani hanno liste di attese assurde – anche 8, 11 anni… – per concedere a cittadini italiani i documenti per regolarizzare la loro posizione all’anagrafe nazionale. Berlino, torno all’esempio di cui sopra, ci mette un paio di settimane e manda il passaporto a casa… Certo, gli Italiani del Sudamerica fuggono dal paradiso venezuelano di Nicolàs Maduro; dalla tranquillità dell’Argentina gettata in miseria dalle amministrazioni di sinistra; da quel carcere a cielo aperto che è diventato il Nicaragua e dal caos che regna in metà Brasile. E queste sì che sono colpe. Gravi come scappare da Tito nel 1947.

Mi rendo conto che avere profughi economici con titoli di studio, consonanza linguistica, religiosa e culturale, rappresenti un rischio ingestibile per questa Repubblica sempre pronta ad accogliere chi piace nei salotti perbene della gauche della ZTL.

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