Qui non governiamo più. Così l’ascensore sociale si è fermato

(di Giulio Bendfedt) L’ascensore s’è bloccato. Sembra che l’abbiano scoperto adesso, ma è già da qualche anno che non funziona più. E non c’è tecnico possa farlo ripartire. Non è l’ascensore del condominio. E’ stato preso da molti nel passato più o meno recente, dalla generazione del dopoguerra, ma anche molte di quelle precedenti. Si tratta dell’ascensore sociale, un’immagine inventata dai sociologi per rappresentare quel meccanismo che ha caratterizzato tutto il ‘900 e che consiste nel fatto che i figli, grazie ai sacrifici dei genitori, studiando ed impegnandosi, sono sempre riusciti a salire a condizioni socio-economiche migliori della famiglia d’appartenenza. E’ così che si è costituita la classe media, quella che in un paese garantisce equilibrio, pace e benessere. 

L’ascensore sociale ha funzionato perché all’interno delle famiglie era possibile un patto fra genitori e figli: noi ti manteniamo fino al diploma o alla laurea, tu studia, impegnati e così riuscirai ad avere un lavoro sicuro, a guadagnare e a condurre un vita migliore. Questa prospettiva motivava i genitori ad affrontare i necessari sacrifici e i figli a impegnarsi nello studio. Questo patto è funzionato per oltre un secolo ed è in base ad esso che i padri hanno vissuto meglio dei nonni, i figli meglio dei padri.

Poi il meccanismo s’è inceppato. Con la caduta del muro, con l’avvento del turbo-capitalismo e della globalizzazione quel patto genitori-figli è diventato impossibile perché le condizioni esterne, il mercato del lavoro lo hanno vanificato per il semplice fatto che l’impegno e lo studio non garantiscono più una vita migliore, un lavoro sicuro, un guadagno maggiore. Ci sono milioni di giovani disoccupati e sotto-occupati con in tasca diplomi, lauree e master d’ogni genere che sono costretti ad appoggiarsi ai genitori o ad andarsene all’estero. Precarizzazione e globalizzazione hanno creato una situazione opposta a quella delle generazioni precedenti. Sono venute meno prospettive, motivazioni, speranze. Il futuro non è più nelle nostre mani. Sono altri a decidere. Lontano da qui. Per questo l’ascensore sociale s’è bloccato. 

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