Rischio idraulico in Veneto: gli interventi fatti finora sono solo un inizio

L’alluvione in Emilia Romagna ha fatto riflettere le amministrazioni e gli Ordini di tutta Italia e il fil rouge che lega le numerose conferenze che si stanno tenendo da nord a sud della penisola è uno: la prevenzione. 

Nei giorni scorsi la Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto e l’Ordine degli Ingegneri della Città Metropolitana di Venezia si sono ritrovati a Maghera per un convegno al quale hanno partecipato centinaia di esperti da tutto il Veneto.

“In Veneto dopo gli ultimi episodi alcuni interventi sono stati fatti, come i bacini di laminazione specialmente nel Veneto centrale, ma tutto il resto del territorio continua a essere piuttosto scoperto. – ha spiegato il presidente dell’Ordine veneziano, Mariano Carraro – Penso in particolare alle piene del Piave: l’ultima di grande consistenza si è verificata nel ‘66, lo sappiamo, e da allora interventi consistenti non ne sono stati fatti. Dobbiamo dunque metter mano a degli interventi che siano strutturali e significativi. Il problema è che spesso in  questi casi ci si deve scontrare con la contrarietà della popolazione locale che non vuole questa o quell’opera. Bisogna fare in modo che tutti siano sensibilizzati affinché ci siano dei consensi e non dei dissensi”.

Tra i passi avanti degli ultimi anni anche gli investimenti nella sicurezza idraulica alla quale sono stati stanziati oltre due miliardi di euro per la difesa del suolo, i consolidamenti arginali, i bacini di laminazione, o ancora la sostituzione di briglia, soglie e pannelli. 

Ma il percorso per rendere il Veneto sicuro è solo all’inizio, come ha sottolineato Gianpaolo Bottacin, assessore regionale: “Abbiamo davanti ancora un cammino da percorrere, ma le opere fin qui realizzate funzionano: ne abbiamo avuto la riprova con l’emergenza Vaia nel 2018 e con l’emergenza alluvionale del 2020, quando abbiamo registrato precipitazioni piovose con picchi decisamente superiori rispetto a quanto avvenne nel 2010, quando mezzo Veneto si allagò, e nel 1966, quando ci furono cento morti in Veneto. I danni ci sono stati, sì, ma sono stati inferiori rispetto al passato. Ciò significa che la strada tracciata è quella giusta. C’è ancora molto da fare, però se la strada è giusta dobbiamo percorrerla”.

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