(di Paolo Danieli) Tommasi ha ragione. In piazza Bra non si deve più bruciare ‘la vecia’. Non fa parte della tradizione della città. E’ solo da qualche anno che è venuta questa moda di fare il rogo nel bel mezzo del centro di Verona. Io non ho ricordi che sia stato fatto prima, almeno da quando ho memoria..

‘Brusar la vecia’ il giorno della Befana fa parte della nostra tradizone. Ma della tradizione agreste, non di quella cittadina. E penso che non occorra nemmeno spiegare perché. Era in campagna che si poteva trovare la legna e le sterpaglie da incendiare. In città, d’inverso, il riscaldamento era sempre stato un problema, specie per chi non era ricco. Non c’erano i termosifoni e le stufe andavano a legna o a carbone. Combustibili che si compravano dai carbonai. E costavano. E non tutti avevano abbastanza soldi per riscaldare tutta la casa. Figuriamoci se in questo contesto economico il Comune avrebbe potuto permettersi di bruciare, tanto per divertimento, davanti alla povera gente quella legna che loro non potevano permettersi di comperare per un bisogno primario come quello di riscaldarsi! Sarebbe stato un insulto alla miseria! Quindi ‘brusar la Vecia’ in Bra non fa parte della tradizione di Verona. Non ricordo quanto, ma in tempi molto recenti, a qualcuno è saltato in mente di fare il falò nel giorno della Befana a imitazione di quanto avveniva nelle nostre campagne. Anche perché tutto quanto fa spettacolo. Spettacolo, non tradizione.

Se poi ci mettiamo che è uno spettacolo che produce una quantità enorme di polveri sottili in un periodo in cui il loro tasso nell’aria mette a rischio la salute dei veronesi, non si può non essere d’accordo con la decisione dell’amministrazione comunale di non fare l’inutile falò.
Se poi si vuol cogliere a tutti i costi l’occasione per criticare la maggioranza di centrosinistra che amministra la città, beh allora è tutto un altro paio di maniche. Ma la tradizione non c’entra.