(di Maddalena Morgante) Covid: il vero problema non sono le scuole. In un modo o nell’altro, col distanziamento fra i banchi, con le mascherine e con gli orari differenziati una certa sicurezza c’è. Poi anche a scuola come nella vita ci vuole un po’ di buonsenso, sia da parte degli studenti che degli insegnanti. Ma il vero pericolo non è lì. Il rischio maggiore per la diffusione del contagio sta nel trasporto pubblico, per come i ragazzi devono arrivare a scuola. E’ quando stanno in autobus che il virus può passare con più facilità da un passeggero all’altro, specie quando sono stipati, nelle ore di punta che coincidono con gli orari di apertura e chiusura delle scuole, quando i ragazzi stanno ammassati alla fermata, salgono e scendono dal bus. Il problema è all’attenzione delle autorità competenti, ma nonostante sia noto almeno dai tempi del lockdown – sei mesi, non sei giorni!- il Governo non è stato capace di trovare un alternativa, se non con la didattica a distanza o la chiusura delle scuole. E poi, si giustificano, il numero dei mezzi pubblici è quello che è, non ce ne sono abbastanza per farli circolare mezzi vuoti, in modo da avere un minimo di rispetto di quel distanziamento che si pretende dappertutto meno che sui bus.

E invece una soluzione c’è. Basta svegliarsi e usare il buonsenso.

Se non ci sono abbastanza mezzi pubblici e se nessuno ha pensato a comprarne di nuovi per aumentare “le flotte” oppure, semplicemente, non ci sono i soldi per farlo, beh allora perché non rivolgersi ai privati? Perché non fare dei contratti con le numerose aziende di pullman, corriere, bus, minibus ecc. affinché integrino i mezzi pubblici nel trasporto scolastico? I ragazzi potrebbero pagare il corrispettivo del biglietto o dell’abbonamento che avrebbero pagato per il mezzo pubblico e la differenza sarebbe a carico degli enti locali o dello stato.