Misurare i cetrioli e stabilire la corretta misura delle banane di importazione, oppure scegliere quali insetti trasformare in farina per fare un po’ più ricca qualche lobby, non ha calmato la voglia di legiferare di Bruxelles dove gli euroburocrati adesso pensano che il vino può essere annacquato così da abbattere il contenuto di alcol. Ora, già nel Nuovo Testamento aggiungere acqua al vino è peccato, e anche a Bruxelles dovrebbero aver letto (in uno dei tanti manuali sul riscaldamento globale) che si va naturalmente ad un possibile incremento delle gradazioni, così la soluzione proposta sembra più un regalo fatto a qualche imbottigliatore del Nord Europa desideroso di guadagnare ancora di più dalla crescita dei consumi di vino. Ciò nonostante se ne parla, e i vignaioli italiani – fra i primi ad essere colpiti – iniziano ad alzare le barricate: «La proposta di Bruxelles di una dealcolazione parziale e totale del vino che verrebbe sostituito con l’acqua, oltre ad essere rischiosa per garantire la qualità dei prodotti del settore, è un’idea assurda e senza senso» così Andrea Sartori, Presidente di Casa Vinicola Sartori, in merito al documento della Presidenza del Consiglio dei Ministri Ue, in cui viene affrontata la pratica della dealcolazione parziale e totale dei vini. «La tradizione enologica italiana è prima nel mondo e le aziende vitivinicole a essa collegate sono un patrimonio, non solo nazionale ma internazionale, che fan parte delle eccellenze ‘Made in Italy’. Una folle idea che potrebbe cancellare 120 anni di storia della nostra cantina, che ha fatto della territorialità, della qualità, della ricerca del prodotto e dell’innovazione un’eccellenza mondiale».
Per Sartori: «Se l’Ue accogliesse questo indirizzo i nostri vini classici veronesi, etichette doc come la Valpolicella, il Soave, il Bardolino, il Bardolino Chiaretto o il Corte Brà Amarone della Valpolicella Classico d.o.c.g. sarebbero solo degli antichi ricordi, che verrebbero sostituiti da surrogati che potrebbero essere prodotti da chiunque, favorendo la contraffazione e arrecando all’enogastronomia italiana un danno economico incalcolabile» conclude.
Per Paolo Borchia, europarlamentare della Lega per Verona: “Pesante attacco al Made in Italy che danneggia i nostri vini non tutelando le eccellenze locali, dall’Amarone al Valpolicella e al Prosecco, prodotti DOC e DOCG che il mondo intero ci invidia. Anziché proteggere le nostre aziende – continua Borchia – Bruxelles decide di abbassare la qualità dei prodotti. Il malcontento verso Bruxelles deriva da una serie di iniziative della Commissione che partono da tutele di interessi delle lobby e non dall’ascolto del territorio. Si rischia così di compromettere la voce principale dell’esportazione del nostro Paese, per questo ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo precisazioni sul tema”.