Che i soldi destinati alla sanità siano un investimento e non una spesa è un concetto duro ad entrare nella testa di chi detiene i cordoni della borsa da cui dovrebbero uscire. E’ risaputo che un paese che si ammala di meno spende meno in medicine, ricoveri e prestazioni. No solo. Ma produce di più. E producendo crea ricchezza.
E pare che il ministro della Salute Schillaci sia su questa linea, anche se non ha fatto o potuto fare granché nell’ultima legge di bilancio. La sua idea di potenziare l’assistenza sanitaria territoriale è un’applicazione pratica di questo concetto. E lo spiega bene riferendosi alle risorse che saranno destinate a questo suo progetto: “sono investimenti che abbatteranno altri costi, a cominciare da quelli per i ricoveri inappropriati”. Già, perché i ricoveri impropri sono una voce di spesa notevole che potrebbe essere eliminata se la medicina territoriale funzionasse. Solo nel 2022, sono stati 1.300 mila. Il più delle volte determinati dal fatto che persone, specie anziani, dopo un intervento chirurgico o dopo un episodio di una patologia acuta non possono essere mandati a casa dove sarebbero soli. Allora vengono trattenuti in ospedale oltre il termine, tenendo occupato un letto per acuti che avrebbe potuto essere occupato da un altro malato. Se i servizi territoriali funzionassero ciò non accadrebbe e si potrebbero risparmiare qualcosa come tre miliardi e trecento milioni in un anno.
Coerentemente con questa linea il ministro ha anche annunciato l’imminente arrivo in Senato del Ddl anziani che come punto qualificante ha “il riconoscimento del diritto delle persone anziane alla continuità di vita e di cure presso il proprio domicilio – entro i termini definiti dalla programmazione integrata socio-assistenziale e sociosanitaria statale e regionale – e a una presa in carico integrata da parte delle strutture territoriali, che passa attraverso la realizzazione delle Case della comunità e il rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture, come gli Ospedali di comunità”.
E per favorire questo obiettivo Schillaci ha anche annunciato lo sblocco del riparto delle risorse per l’Assistenza domiciliare integrata “che nel 2026 dovrà coprire almeno il 10% della popolazione degli over 65 e dovrà saper sfruttare al meglio le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, dalla domotica e dalla telemedicina.”