Neo-isolazionisti. Dopo anni di esterofilia imperante gli Italiani si riscoprono meno coinvolti dai Paesi esteri e guardano con sospetto – soprattutto per la concorrenza economica – alle nuove forme di organizzazioni che puntano ad un multilateralismo nelle relazioni internazionali come i Brics. E’ l’ultimo Radar SWG a registrare questa inversione di tendenza che ha del clamoroso, dato che – com’è noto – l’Italia campa su quanto vende all’estero e sui turisti che vengono nel Bel Paese per fare le vacanze, investire nell’economia e, da qualche anno, anche per trascorrere qui l’età della pensione.
Ad esempio, gli Stati Uniti – il cui mito ha attraversato più generazioni italiane dai baby-boomers alle X-Gen e oltre – sono crollati dimezzando l’apprezzando che le loro politiche e relazioni riscuotono dagli Italiani. Regge meglio la Spagna – che in otto anni scende dal 34 al 26% – mentre Germania e Francia dimezzano il consenso dopo un picco nell’aprile 2022. Entrambi i Paesi crollano nell’interesse italiano e se la Germania migliora il proprio standing (in otto anni dal 18 al 22%) la Francia dimezza proprio, dal 39 al 19%. Paradossalmente, va meglio il Regno Unito: era al 15% nel 2016, non è mai andato oltre quel livello, ed ora sta al 10%.
Il problema però si chiama Europa: per un italiano su tre è la sua debolezza nello scenario globale che rischia di causarci più guai, ben più dell’ingombrante presenza statunitense (il sondaggio è stato fatto prima della vittoria di Donald Trump e quindi non è influenzato dall’esito di quel voto) che è di poco superiore al ruolo cinese e delle autocrazie come la Russia, che “coinvolgono” poco più di un nostro connazionale su otto. Per il cittadino medio, comunque, l’Occidente non deve avere scrupoli o rimorsi: appena un 10% mette la spocchia occidentale fra i problemi delle relazioni internazionali.
E gli ultimi arrivati? i Brics che hanno preso il posto dei “non-allineati” di qualche decennio fa ma che racchiudono campioni di oscurantismo come Cina, Russia, Sud Africa…il problema non sta tanto nei loro valori quanto nella loro aggressività economica: Cina e India stanno invadendo i nostri mercati grazie al dumping sociale che ora sta colpendo direttamente gli addetti dell’industria nazionale dall’acciaio all’auto. Anche da questo scenario pessimista arrivano le richieste di aiuto al sistema pubblico per tamponare le diseguaglianze della società attuale: finanziamenti a pioggia come sostegno ala reddito più che investimenti per il futuro. L’importante è che a pagare siano gli “altri”…