Sono più di un milione le persone che in Italia soffrono della demenza di Alzheimer o assimilate. Una vera emergenza sociale che attraversa le famiglie e che cresce con l’aumentare della popolazione anziana. Una malattia, l’Alzheimer, di cui non si è ancora trovata né la causa né la terapia. Se ne conoscono i meccanismi, anche quelli cellulari, con i quali si presenta, ma ignorandone la causa patogena non è ancora possibile curarla efficacemente.

La ricerca di tutti i centri più avanzati di neuroscienze è impegnata a trovare un rimedio o, quantomeno, una qualche terapia che ne rallenti il decorso.

Alzheimer. Una speranza da Tor Vergata

Da Roma, e in particolare dall’università di Tar Vergata, arriva in tal senso una speranza. Dei malati di Alzheimerin in fase lieve-moderata, verosimilmente abbastanza all’inizio, sono stati trattati per 52 settimane con una Stimolazione magnetica transcranica (Tms) ed hanno mostrato un rallentamento del 52% della progressione della malattia. Gli impulsi elettrici, impercettibili, attivano i neuroni andando a rallentare la progressione della malattia.

Rispetto al gruppo di controllo i pazienti hanno anche evidenziato dei miglioramenti nelle funzioni cognitive, per quanto riguarda l’autonomia ed i disturbi del comportamento tipici della malattia.rispetto al gruppo di controllo sulle funzioni cognitive, l’autonomia della vita quotidiana e i disturbi comportamentali.

Lo studio è stato condotto presso la Fondazione S.Lucia Ircss dall’equipe di ricerca del prof. Giacomo Koch, ordinario di Fisiologia dell’Università di Ferrara. I pazienti sono stati trattati con una tecnica di Stimolazione Magnetica Transcranica ripetitiva (rTms) volta ad attivare il precuneo, area del cervello già individuata in precedenti studi del prof.Koch come strategica per la stimolazione dei pazienti con questa malattia