(di Christian Gaole) Filosofia, management e lingue. Queste le cattedre dei candidati alla figura di Rettore dell’Università di Verona che questa mattina hanno esposto i loro programmi nell’aula magna del Polo Zanotto.
A contendersi il prestigioso incarico accademico, che dura sei anni, Chiara Leardini, direttrice del dipartimento di management, Roberta Facchinetti, ordinaria di lingue e linguistica inglese a capo del dipartimento di lingua e letteratura straniera e Riccardo Panattoni, professore ordinario di filosofia morale e referente della consulta delle direttrici e dei direttori di dipartimento.
In apertura il professor Ferdinando Luigi Marcolungo decano dell’università ha affermato: “Oggi stiamo scegliendo un progetto, più che la persona. Tutti i candidati sono di grande valore”, ha concluso il professor Marcolungo. Per riassumere quanto hanno esposto i candidati servirebbe ben più dello spazio che abbiamo a disposizione su queste colonne.
Ciò che hanno bene in testa i candidati sono le sfide che il nuovo Rettore dell’ateneo scaligero dovrà affrontare: aumentare la competitività dell’università, una maggiore internazionalizzazione, risolvere il nodo abitativo per gli studenti e portare a Roma, alla Fondazione CRUI, le istanze dei ricercatori che davanti a loro hanno un futuro incerto a causa della questione dei contratti da ricercatore – cosiddetti post dottorato -, i quali non offrono tutele e sono all’insegna del precariato. Ma non finisce qui, l’Università di Verona negli anni ha saputo “fare musina”, e oggi “ha un budget di 300 milioni di euro”, ha comunicato il Decano.
Programmi alla mano, per Facchinetti l’università deve essere illuminata, deve innovare, saper essere internazionale e includere, favorendo l’interdipartimentalità. Riguardo il territorio l’ordinaria di lingue è stata categorica: “Verona ha tantissimo da offrire, ma non c’è solo Verona, c’è anche il Veneto e l’Italia tutta”. In sostanza ha ribadito a chiare lettere che il mondo sta cambiando e l’ateneo veronese non può fermarsi, ma evolvere.
Panattoni, invece, ha elencato due sfide: comunità e futuro. L’ordinario di filosofia morale ha poi proseguito la lettura del programma elencando una serie di attività che intenderà condurre qualora diventasse rettore: “Bisognerà dotare ogni dipartimento di una segreteria, appunto, dipartimentale. Ci sarà una nuova grande biblioteca in Veronetta e Palazzo Bocca-Trezza può diventare una fucina di idee”. E ancora: “Costruire una cittadella del diritto nel quartiere, appunto, di Cittadella”.
Leardini, infine, ha parlato di un programma puzzle, messo insieme da più menti e formato da una sola mano. La professoressa ha parlato di manutenzione dell’università, di supporto agli spin-off e start-up, di creare spazio e di fare rete, costruire una comunità. E ha scelto di coniugare UniVr con questi verbi: “Incontrare, raccontare, ascoltare e accogliere”.
Tutti e tre i candidati hanno scelto di ripartire dalla ricerca di base e hanno in progetto di creare nuove deleghe. Azioni, queste, che avranno efficacia dal 1° ottobre prossimo. Per scoprire il verdetto si dovrà attendere la fine di maggio, quando i quattro turni che chiameranno a votare circa 1600 persone avranno decretato se il nuovo rettore sarà un ordinario di filosofia morale, lingua inglese o management.
Il nostro giornale ha chiesto qualche commento a caldo ad alcuni docenti presenti in sala: nessuno si è espresso sul nome che sosterrà, ma tutti hanno riconosciuto le battaglie portate avanti dai colleghi.