( p.d.) Gianni Alemanno, già deputato di Alleanza Nazionale, Ministro dell’Agricoltura e Sindaco di Roma è in carcere a Rebibbia dal 31 dicembre 2024. Pochi lo sanno.
Ma non perché ha rubato, ucciso o commesso qualche violenza come tanti delinquenti che circolano e delinquono liberamente nelle nostre città, ma per aver violato l’obbligo di tornare a casa alla sera durante l’affidamento ai servizi sociali per una condanna per “traffico d’influenze” quand’era sindaco.
Che cos’è il traffico d’influenze? Qualcosa di simile ad una raccomandazione. Un reato per modo di dire. Un po’ come “l’abuso d’ufficio” che è stato abolito. Un reato non certo da galera. Ma tant’è. Alemanno l’hanno preso, impacchettato e portato a Rebibbia, in una cella, come un delinquente.
Fuori c’è di tutto. Ma lui deve star dentro. E così non può portare avanti la sua linea politica contro la guerra e i condizionamenti dell’Europa.

Alemanno non ha scritto a Nordio per il suo caso personale ma per “sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sull’attuale situazione carceraria, che a noi, e non solo a noi, appare insostenibile e contraria ai dettati costituzionali”. Un’emergenza che secondo Alemanno va affrontata con interventi immediati ed eccezionalichesuperano per urgenza il programma di costruzione di nuovi carceri di riutilizzo di edifici demaniali abbandonati proposto da Nordio.
E’ chiaro che “provvedimenti emergenziali come l’indulto e l’amnistia, sono ovviamente la via più semplice e immediata per ridurre in modo significativo la popolazione carceraria” ma si può fare anche altro.
“Mai come in questo momento – scrive– va ricordato come nel nostro sistema processuale il carcere debba costituire l’extrema ratio. Devono quindi essere utilizzate tutte le misure alternative al carcere”.
E cita il sovraffollamento, i morti, i suicidi, la mancanza di cure adeguate che possono portare anche alla morte, l’affettività negata.
Alemanno. Carceri sovraffollate ma pochi ai domiciliari
Fa inoltre notare che gli Uffici di sorveglianza non tengono conto della sentenza n. 56/2021 della Corte costituzionale che ha stabilito che i condannati che hanno più di 70 anni possono beneficiare della detenzione domiciliare. “In realtà qui a Rebibbia sono diversi gli ultraottantenni, anche non recidivi, che continuano a vedersi rigettare le loro richieste di accedere a questa misura”.
“Tutte le strutture penitenziarie italiane sono al collasso con tassi di sovraffollamento di oltre il 150%” ma gli Uffici di sorveglianza continuano a non applicare lo sconto del 10% di pena come risarcimento per le condizioni di detenzione contrarie al senso di umanità. “Un intervento legislativo – propone Alemanno– potrebbe rendere automatico questo sconto di pena per tutte le persone detenute recluse in carceri dove si registra un sovraffollamento superiore al 100% dei posti disponibili”.
Punta poi il dito sulla carcerazione preventiva: 1.180 domande di risarcimento per ingiusta detenzione per un totale di quasi 27,4 milioni di euro pagati dallo Stato. Un abuso che “contribuisce in modo rilevante ad aggravare il sovraffollamento delle carceri”.
La detenzione presso il domicilio viene utilizzata pochissimo nonostante si siano spesi diversi milioni di euro per i ‘braccialetti elettronici’ che rimangono in larga parte inutilizzati.
“Un’ulteriore forma di ristoro contro il sovraffollamento carcerario può essere la liberazione anticipata e in questo senso potrebbe essere valutata la pdl Giachetti”.
La lettera che Alemanno ha scritto assiema al garante dei detenuti Fabio Falbo conclude così: “Le persone detenute sono un pezzo della società e sono un pezzo vulnerabile della stessa, come tante volte ci ha ricordato il compianto Papa Francesco. Compiere un atto di riconoscimento delle condizioni insostenibili in cui vivono queste persone, non vuol dire cedere ad una tentazione permissiva contraria al principio della certezza della pena. Significa solo compiere una necessaria conciliazione tra questo principio e quello della finalità rieducativa della pena previsto dall’art. 27 della nostra Costituzione”. chiude la lettera.