(p.d.) Perché le chiese sono chiuse? Ossia, aperte solo in certi, limitati orari.
Nell‘imprinting’ della mia generazione come delle precedenti, credenti o non credenti, l’idea era che le chiese stavano sempre aperte, dall’alba al tramonto.

Addirittura nel corso della storia s’era affermato per le chiese, le cappelle e i monasteri di “diritto d’asilo”: chi, perseguitato per qualche motivo, giusto o sbagliato che fosse, vi si rifugiava non poteva essere toccato. Tale era la sacralità ed il prestigio di questi luoghi, che nessuno per qualsiasi ragione, poteva varcarne la soglia per colpire qualcuno. Quasi una forma di extraterritorialità.

In ogni caso, quando le chiese non erano chiuse, chi sentiva il bisogno di entrare per una preghiera, per un momento anche breve di meditazione o anche solo per immergersi in una dimensione diversa da quella che c’è fuori, poteva farlo in qualsiasi momento. Poi c’erano gli orari delle messe e delle ‘funzioni’, ma in linea di massima, notte a parte, erano sempre aperte.
E papa Francesco, in una delle sue frequenti esternazioni ripresa dai media proprio in occasione della sua morte, aveva riaffermato a chiare lettere che le chiese devono stare sempre aperte. Parola del papa.
Invece oggi sono quasi sempre chiuse. Aperte solo per poche ore. Chi sentisse la necessità di entrarvi resta fuori. Mediti e preghi a casa sua. D’altra parte Dio non ovunque?

E’ evidentemente questo il ragionamento che sta dietro la scelta delle chiese chiuse.
Una situazione che contrasta con quanto emerso con la morte di papa Francesco. La conseguente mobilitazione mediatica e della politica internazionale hanno avuto l’effetto di riaffermare quanto sia ancora viva e presente la Chiesa Cattolica nella nostra società laicizzata.
L’universalità della Chiesa contrasta con le chiese chiuse
Piaccia o no, l’organizzazione bimillenaria con a capo quel signore vestito di bianco che sta in piazza S.Pietro esercita ancora influenza e fascino sulla gente e sui leader politici di tutto il mondo. Fatto unico nella storia.
Capi di stato, ministri, big, a prescindere dalla loro religione, sono stati al funerale del papa: riconoscimento implicito dell’autorità che continua a rappresentare.
L’elezione del nuovo papa, preceduta dal conclave, sarà un altro momento di grande attenzione sulla Chiesa. Nessuna religione può vantare un simile credito planetario. E prestigio, nonostante scandali e le inevitabili ‘imperfezioni’ insite nella natura umana.
Mai come in questi giorni la definizione di ‘cattolica’ della Chiesa, che significa ‘universale’, è stata più appropriata ed evidente. Universalità che significa apertura al mondo. Anche se le porte chiuse delle chiese danno il messaggio contrario.