(di Claudio Baccalossi) Finalmente viene impedito l’aggravarsi delle condizioni d’incivile degrado causato dagli anonimi intenzionati a liberarsi di detriti e materiale edilizio di scarto, talvolta contenenti anche amianto causa di gravi patologie (asbestosi, tumori della pleura, carcinomi polmonari), davanti ed ai lati del cancello d’entrata (chiuso da tempo) d’una cava in strada Le Grazie che, dai pressi del Policlinico di Borgo Roma, sbuca in via Ca’ di Aprili, a Ca’ di David.
Prima era rimasto inascoltato l’appello di Cittadinanza Attiva VR #VERONARIPULIAMOCI scritto su un paio di fogli appesi alle reti di recinzione laterali: “Attenzione divieto di scarico. Questa area è pulita e vigilata da Cittadinanza Attiva VR. È vietato l’abbandono di rifiuti di ogni genere! Aiutateci a mantenere pulito il nostro ambiente”. A dispetto dell’esortazione, purtroppo, l’andazzo contaminante andava avanti, imperterrito.

Ora, dopo aver bonificato l’area, è stata posizionata una protezione a griglia metallica che costituisce un robusto deterrente pratico a quanti vorrebbero ancora non demordere dal disfarsi di residui sgraditi, ma che potrebbero essere tolti di mezzo con consone procedure, secondo normative vigenti. Oltre alla barriera contro gli smaltimenti abusivi sono stati apposti due cartelli ammonitori: “Divieto di scarico. È vietato lo scarico di rifiuti, immondizie, macerie o altro a norma dell’art. 56 D.Lgs. n° 22 del 05/02/1997. I trasgressori saranno puniti a norma di legge”.

Basterà tutto questo a scoraggiare eventuali testardi inquinatori?
Il luogo, in ogni caso, pretenderebbe un minimo rispetto anche per un drammatico fatto di cronaca lì avvenuto. Nella notte tra il 30 aprile ed il 1° maggio 2002, infatti, venne ucciso a colpi di rivoltella calibro 7,65 Pantaleone (Leo) Laratta, 29 anni, piccolo imprenditore edile coinvolto, in passato, in indagini per rapina e, da circa tre anni, trasferitosi da Papanice (Crotone) a Verona.
L’assassinato ed il presunto omicida (un albanese) si sarebbero dati appuntamento per trattare la compravendita di due pistole semiautomatiche (calibro, appunto, 7,65) al prezzo concordato di 1.350 euro. La discussione, forse, degenerò ed un cameriere al rientro dal lavoro vide un’auto Volkswagen Golf in sosta a lato della strada, con i fari accesi e la portiera lato guida aperta. Fermatosi perché insospettito dalla strana circostanza, l’uomo scese e constatò il cadavere insanguinato di Laratta.
In memoria della vittima di quel tragico episodio è stata posta in loco una targa, in un basso muretto sovrastante una canaletta d’irrigazione, semioccultata dalle erbacce e sotto logori e stinti fiori di plastica: “Leo Baratta 17.9.1972 1.5.2002. Senza fortezza d’animo non si può compiere niente che valga la pena di essere ricordato. Eri la nostra forza e lo resterai per sempre. A ricordo. I tuoi cari”…