(Claudio Beccalossi) Un caleidoscopio di vicende e personaggi, a spasso tra storia e cronaca contemporanee, con un filo conduttore diaristico, un percorso nella memoria, privata e professionale.

Alessandro Sallusti (Como, 2 febbraio 1957), dal 24 settembre 2010 al 13 maggio 2021 e dal 7 settembre 2023 in poi direttore responsabile de “Il Giornale”, ha presentato la sua ultima opera, “L’eresia liberale” (Rizzoli, Gruppo Mondadori, Milano, aprile 2025, pagg. 272), nel Palazzo del Capitano, una delle location del Festival letterario “Soave Città del libro”. Serie di eventi incentrata su incontro e dialogo diretti con scrittori, in programma dal 22 al 25 maggio e curata da Soavecultura, Comune e Proloco di Soave, in collaborazione con la Camera di commercio, industria, artigianato agricoltura di Verona e Destination Verona Garda.

 

L’eresia liberale. Sallusti a “Soave Città del libro”

Il giornalista e politico Gustavo Franchetto (Verona, 21 gennaio 1953, ex direttore dell’emittente televisiva Tele Arena) ha stimolato Sallusti sui contenuti del suo libro che riporta, in copertina, una sorta d’epitaffio autobiografico: “Essere conservatore è una condanna perpetua a prescindere. Perché sei il nemico senza il quale la sinistra perderebbe gran parte del proprio senso di esistere”

Il ripescaggio dell’autore è partito da interpreti del conservatorismo liberale del secolo scorso come Winston Churchill, Gustave Flibon, Charles de Gaulle, Ayn Rand per poi ricordare il suo arresto (prelevato nella redazione de “Il Giornale”) del 1° dicembre 2012, su mandato della procura in esecuzione d’una sentenza definitiva ad un anno e due mesi di carcere per “omesso controllo” (settima condanna del genere), in quanto direttore responsabile, di opinioni scritte da un collega querelato da un magistrato. Reato commesso da tanti altri direttori senza essere portati in galera.

Sallusti dovette sobbarcarsi qualche settimana di arresti domiciliari, con grazia del presidente della Repubblica che commutò la pena detentiva in sanzione amministrativa. La Corte europea, anni dopo, condannò l’Italia al risarcimento per l’ingiusta detenzione. 

L’eresia liberale. Sallusti a “Soave Città del libro”

S’è soffermato su sensi e concetti di verità e su verità accuratamente selezionate, sbrodolati o taciuti secondo strategie di comodo. E, poi, in affondi familiari. Il trisavolo Fiore Sallusti, citato in resoconti di fine Ottocento come “il capo dei briganti nell’Abruzzo meridionale”, arrestato e condannato nel 1865 ai lavori forzati a vita da un tribunale del Regno d’Italia.

Se i fatti fossero andati diversamente, con i Savoia sconfitti dai borbonici, sarebbe finito nei libri di storia come eroe della resistenza e non come boss d’una banda di predoni. La lettera del nonno Biagio, tenente colonnello dell’esercito, comandante della piazza militare di Como, aderente alla Repubblica sociale (e, quindi, dalla parte sbagliata) dopo l’8 settembre 1943, scritta dal carcere di Como il 7 febbraio 1946, la sera prima d’essere fucilato ed indirizzata alla moglie Lina. 

Ha parlato di Giuseppe Prezzolini e della sua convinzione: “Se c’è qualche cosa di irrazionale al mondo questa è la democrazia. Che cosa di più irrazionale di uno Stato che impone un esame per guidare l’automobile e non lo impone per chi vota?”.

Il “dietro le quinte” della vita. L’amicizia col “conservatorismo” di Ernesto Colnago, un rivoluzionario della bicicletta, in carbonio, donata a Sallusti per la sua pratica del ciclismo. La cavalla Berta, una saura irlandese su cui lo mise a neanche sei anni il padre. I suoi rapporti con Silvio Berlusconi, la sua discesa in campo in politica quel 26 gennaio 1994 e la sua passione per le barzellette. 

soave

Gli esordi nel giornalismo. Il contributo a Vittorio Feltri nella nascita di “Libero”. L’attività come opinionista televisivo. L’applicazione dei leaders di sinistra della massima di Roy Cohn (“attaccare, mentire, negare”). Oriana Fallaci mal sopportata dalla sinistra per poi finire emarginata.

La curiosa collaborazione dell’ex presidente cattolico conservatore liberale Francesco Cossiga a “Libero” con lo pseudonimo di Franco Mauri. Fu lui a chiedere a Sallusti, in una telefonata, se fosse vera la notizia sottobanco della sua relazione con Daniela Santanché, ricevendo risposta affermativa.

Il rapporto con la premier Giorgia Meloni, anche con i colloqui per la stesura del libro “La versione di Giorgia”, poi boicottato in tutti i modi dalle librerie Feltrinelli. E, tra molto altro in archivio tra intimo e pubblico, l’unica volta che incontrò papa Francesco. Che l’invitò a pregare per lui, non contro.