(Claudio Beccalossi) Sfacciato degrado umano ed ambientale sotto la spalla all’estremità del ponte Mariano Rumor, noto tradizionalmente come ponte del Pestrino, lato Porto San Pancrazio, tra le vie Lazzaretto e XXIII Marzo.
La scoperta dell’acqua calda (tra l’altro a pochi passi dal fresco scorrere del fiume) riguarda un’area lambita da un percorso ciclopedonale piuttosto frequentato del Parco dell’Adige. Lo spiazzo sovrastato da strutture metalliche evidenzia vecchi imbrattamenti graffitari, bivacchi improvvisati, pietre disposte per falò accesi da chissà chi, rifiuti, indumenti e materiali dispersi.

E, sul terreno e negli anfratti di cemento, varie siringhe abbandonate dopo l’uso, fondi di lattine utilizzate per scaldare dosi di droga da inalare o fumare, confezioni vuote d’acqua per preparazioni iniettabili che testimoniano il desolante traffico di tossicodipendenti tra tanto squallore.
Constatate le circostanze, sarebbe utile un’opera di bonifica e di controllo da parte degli organi competenti che eviti l’aggravarsi del grigio fenomeno, forse troppo sottovalutato. Anche per assicurare sicurezza a camminatori e ciclisti poco propensi ad incontri sgraditi od a “spettacoli” d’autodistruzione fisica e morale.
Storia del ponte
Pregresso – Il 22 gennaio 2011 ebbe luogo la cerimonia d’intitolazione del ponte a Mariano Rumor (Vicenza, 16 giugno 1915 – Vicenza, 22 gennaio 1990), storico esponente della Democrazia Cristiana di cui fu segretario nazionale, nonché presidente del Consiglio dei ministri, ministro degli Affari esteri, dell’Interno, dell’Agricoltura e delle foreste ecc.
L’allora sindaco Flavio Tosi sottolineò: «Con orgoglio e soddisfazione intitoliamo oggi questo ponte ad un grande statista veneto ed italiano, che non solo fu una delle figure che segnarono politicamente il nostro Paese ma che ancor oggi è per tutti noi un modello ed un esempio di come è possibile fare politica in modo onesto, con grande impegno e dedizione a servizio della gente».

L’ing. Giuseppe Puglisi Guerra, nel suo articolo-saggio “I ponti di Verona fra ingegneria e storia” (pubblicato nel trimestrale “Notiziario Ordine degli ingegneri di Verona e provincia” n. 91, luglio-settembre 2006), fornisce un’utile sintesi informativa riguardo all’attraversamento stradale dell’Adige, nell’ambito dei 14 ponti presenti all’interno del territorio del Comune di Verona.
“Il ponte di San Pancrazio o del Pestrino (al momento della redazione dello studio era identificato così, n.d.t.), ricostruito recentemente in sostituzione di un vecchio manufatto degli anni ’50 in calcestruzzo armato ormai fortemente fessurato, aggredito pesantemente dalla corrosione e inadeguato ai moderni carichi stradali”.

Lungo “ben 150,60 m fra gli assi degli appoggi delle spalle”, appartiene alla categoria delle costruzioni miste acciaio-calcestruzzo, con schema statico a travi continue. “Presenta ben sei campate delle quali le quattro centrali hanno lunghezza di 26.60 m, quella di sinistra è di 17.90 m e quella verso San Pancrazio è di 26.30 m”.
“A proposito della realizzazione dei vincoli, c’è da osservare come solamente gli attraversamenti del Saval, quello del Risorgimento e quello di San Pancrazio siano dotati di apparecchi d’appoggio veri e propri (guarda caso, sono le costruzioni più recenti in ordine cronologico)”. Più nello specifico, “il terzo (…), poiché è stato ricostruito completamente fra il 2004 ed il 2005 (l’inaugurazione è avvenuta nell’ottobre del 2005), impiega moderni pani in gomma armata”.
L’odierno ponte Mariano Rumor è di competenza dell’“insieme degli attraversamenti con funzioni urbanistico-viarie”, (…) “realizzato nel secondo dopoguerra all’estrema periferia sud di Verona per collegare la zona del Pestrino col borgo di San Pancrazio”.
