( o.a.) Liste d’attesa. Sono il problema principale della sanità, nazionale e veneta. Flavio Tosi, che è stato assessore alla sanità del Veneto e, pur con altri incarichi, come quello attuale di eurodeputato, non ha mai smesso di occuparsene. Sa benissimo quanto pesi sulla salute e anche sul portafoglio dei cittadini il fatto di non riuscire ad ottenere dal Ssn una prestazione nei tempi giusti. E adesso punta il dito su una prassi poco trasparente adottata dalle Ulss per nascondere quanto siano lunghe le attese di una visita o di un esame. Si tratta del “galleggiamento”, che il deputato europeo veronese denuncia senza esitazione.
Il galleggiamento per non far saper quanto sono lunghe le liste d’attesa
“la Ragione Veneto – dice- è già stata richiamata dal Ministero della Salute sull’utilizzo del cosiddetto ‘galleggiamento’, che di fatto non fa figurare gli sforamenti delle liste di attesa e quindi i ritardi“. E spiega cos’è.
“Il sistema è semplice, quando un cittadino chiede una prestazione specialistica alle ULSS, se non c’è posto nei tempi stabiliti, anziché essere messo in lista d’attesa, con la risultante di uno sforamento, la sua richiesta entra in una sorta di ‘galleggiamento’, cioè non viene inserita in nessuna lista e viene tenuta da parte, non figurando e non mostrando quindi i reali ritardi delle prestazioni”.
Per Tosi queste sono le cose su cui è necessario agire, come sta operando la Lombardia che sul tema ha raggiunto in questi giorni gli accordi con le strutture private, oltre al tariffario.

“Mi riferisco al via libera sulle prestazioni in regime privatistico, che possono essere effettuate senza limiti di budget. Si tratta infatti di prestazioni che non pesano sulla Regione, perché è un rapporto diretto fra il paziente e la clinica, e che partecipano ad alleggerire il carico del sistema sanitario. Nessun limite in Lombardia anche per chi viene da fuori Regione a curarsi in ospedali privati convenzionati.
Una linea che non è stata seguita dal Veneto, anche se di fatto i costi di chi viene a curarsi da fuori sono sostenuti dalla Regione di provenienza e non pesano su quella in cui le terapie vengono effettuate. Infine la Lombardia ha stanziato ingenti risorse per “comprare” le prestazioni che servono ai suoi residenti.
Questo è il modo corretto di agire.Invece la Regione Veneto, oltre ad approvare un Nomenclatore che ha delle lacune, in particolare sulle prestazioni particolarmente costose per chi le eroga, continua a portare avanti scelte che mettono in difficoltà il privato convenzionato, il quale addirittura ci rimette a erogare determinati servizi, tipo una risonanza magnetica. Una scelta che mette ulteriormente a rischio le attività di strutture importanti, che potrebbero decidere di non investire su tecnologie indispensabili, perché la Regione le disincentiva in tal senso”