L’osteoporosi non è un’inevitabile conseguenza dell’invecchiamento, ma una patologia cronica che può essere trattata e prevenuta. Sono oltre 4 milioni gli italiani colpiti da questa patologia silenziosa, dei quali quasi l’80% donne, e il numero è destinato a crescere.
A Verona e provincia si stimano 48.000 donne e 12.000 uomini affetti da osteoporosi.
Fratture da fragilità a polsi, omero, vertebre e femore sono le principali conseguenze. A questi si aggiunge il costo sociale: giornate lavorative perse, isolamento sociale, depressione, perdita di autonomia.
Per favorire un cambiamento culturale e di abitudini, è partita la campagna di sensibilizzazione “Non romperle!” alla quale ha preso parte con un intervento anche il prof. Maurizio Rossini direttore dell’Uoc di Reumatologia. Sulla piattaforma www.nonromperle.it è possibile trovare contenuti informativi per ogni fascia d’età per promuovere un invecchiamento sano e attivo, proteggendo le ossa.

L’alimentazione è uno dei fattori principali della prevenzione. Tuttavia, negli ultimi anni hanno spopolato diete e abitudini alimentari che potrebbero compromettere la forza delle ossa. Ci sono motivi per ritenere che alcune diete possano ridurre la qualità delle ossa rendendole più fragili e vulnerabili, come ad esempio le diete ipocaloriche severe o quella chetogenica.
Oltre ad un’alimentazione ricca in calcio è fondamentale garantire il giusto apporto di vitamina D, in gran parte legato all’esposizione solare. Sì a stare all’aperto ma senza dimenticare la protezione della pelle nell’esposizione al sole. Gli esperti riconoscono la frequente necessità di ricorrere alla supplementazione con vitamina D, specie in età avanzata.
Prof. Maurizio Rossini, direttore dell’Uoc di Reumatologia: “Una recente linea di indirizzo ha evidenziato che una supplementazione giornaliera di 600 mg di calcio e di 2000 UI di vitamina D è spesso necessaria per soddisfare, in caso di osteoporosi e di inadeguato introito alimentare di calcio e di carenza di vitamina D, i fabbisogni raccomandati dalle linee-guida. Inoltre, l’Agenzia Italiana del Farmaco raccomanda, ove dieta e livelli ematici di vitamina D siano inadeguati, un adeguato apporto di calcio e vitamina D prima di avviare la terapia anti-fratturativa, onde evitare di vanificare l’efficacia di tali farmaci”.