Un importante riconoscimento internazionale premia la ricerca scientifica del Centro Antiveleni di Verona, diretto dal dottor Giorgio Ricci. Il contributo veronese è stato selezionato come “Best Paper 2024” nell’ambito del 45° Congresso Internazionale di Tossicologia Clinica (EAPCCT), svoltosi a Glasgow. Il lavoro, frutto di un caso clinico complesso, ha portato al salvataggio di una paziente grazie all’individuazione di una rara sindrome e all’impiego mirato di un antidoto.
Il caso clinico e la scoperta
La pubblicazione premiata – dal titolo “Not only Van Gogh: a case of BRASH syndrome with concomitant digoxin toxicity” – prende le mosse da un caso affrontato a Verona: una donna colpita da sindrome Brash, una condizione clinica che combina bradicardia, insufficienza renale, blocco atrioventricolare, stato di shock e iperkaliemia. Nonostante l’applicazione dei protocolli terapeutici standard, la paziente non rispondeva alle cure.
L’intuizione del team è stata quella di indagare una possibile tossicità farmacologica concomitante. La donna risultava in terapia cronica con digossina, un farmaco noto per la sua cardiotossicità e il cui smaltimento dipende dalla funzionalità renale. L’insufficienza renale, tipica della Brash, aveva impedito l’eliminazione del principio attivo, innescando un’intossicazione che aggravava ulteriormente il quadro clinico. Grazie alla somministrazione di un antidoto specifico e al ricorso alla dialisi, la paziente è stata salvata.
Un farmaco storico, una sindrome moderna
La digossina è nota anche per essere stata assunta da Vincent Van Gogh. Alcune teorie sostengono che l’abuso del farmaco potesse influenzare la percezione visiva del pittore, condizionando l’uso dei colori nelle sue opere. Ma, oltre all’aneddotica artistica, l’episodio veronese ha permesso di sottolineare come la digossina, in specifiche circostanze cliniche, possa compromettere l’efficacia delle terapie e portare a conseguenze letali.
Il team veronese e il valore della collaborazione
Alla ricerca hanno partecipato Ilaria Costantini, Giovanni Mantelli, Elia Morando, gli specializzandi Massimo Carollo (Farmacologia e Tossicologia Clinica) e Mariapaola Castri (Medicina d’Emergenza e Urgenza), oltre ai professionisti Lorenzo Losso, Matilde Bacchion e Lucia Drezza, tutti coordinati dal dott. Giorgio Ricci.
Un riconoscimento europeo per la tossicologia italiana
L’EAPCCT, fondata nel 1964, è la principale associazione europea dedicata allo studio e alla pratica della tossicologia clinica. Ogni anno seleziona i quattro migliori contributi tra le centinaia presentate da centri di tutto il mondo. L’inserimento del Centro Antiveleni di Verona tra questi testimonia il rilievo del lavoro scientifico condotto in Italia.
Dott. Giorgio Ricci: “Questo riconoscimento ci rende orgogliosi e ci permette di rafforzare un messaggio cruciale: la sindrome Brash non può essere affrontata come una semplice somma di sintomi, ma come una condizione autonoma e potenzialmente fatale. La nostra esperienza dimostra quanto sia importante individuare tempestivamente i fattori aggravanti, come la digossina, per intervenire in modo efficace e salvare vite.”