Una vera e propria maratona trapiantologica si è svolta tra il 24 e il 27 luglio presso il Polo Confortini dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. In soli quattro giorni sono stati eseguiti tre trapianti di fegato consecutivi, un risultato straordinario reso possibile anche dall’impiego di una tecnologia altamente innovativa: una macchina di perfusione in grado di mantenere in vita l’organo per oltre 20 ore in condizioni extracorporee.

Gli interventi, durati complessivamente 48 ore in sala operatoria, sono stati portati a termine con successo dall’équipe dell’Unità Semplice Dipartimentale Trapianti Epatici, diretta dal dottor Amedeo Carraro. Fondamentale è stata la sinergia tra i chirurghi, gli anestesisti e il personale infermieristico, che ha consentito di sovrapporre e coordinare con precisione le operazioni in un arco temporale molto ristretto.

Tra i tre trapianti effettuati, uno ha rappresentato una vera sfida: l’organo è rimasto fuori dal corpo per quasi 25 ore, di cui oltre 20 trascorse all’interno della macchina di perfusione in normotermia. Questo strumento, recentemente introdotto all’interno della struttura scaligera, consente la perfusione continua dell’organo con sangue a temperatura fisiologica, preservandone integrità e funzionalità fino al momento del trapianto. La disponibilità di tale tecnologia, oggi presente in un numero ancora limitato di centri italiani, è frutto di un importante investimento e di un percorso formativo dedicato.

primi due trapianti si sono svolti nell’arco di 30 ore, con la presenza continuativa dell’équipe in sala operatoria. Il terzo è stato eseguito nella notte tra sabato e domenica, senza complicazioni. I pazienti sottoposti a intervento – due uomini e una donna, tutti intorno ai sessant’anni – stanno affrontando un decorso post-operatorio regolare e positivo.

Il Centro Trapianti Epatici dell’Aoui di Verona può contare su una squadra altamente specializzata composta, oltre che dal dottor Carraro, dai chirurghi Alex Borin, Luca Bortolasi, Claudio Bosio, Carolina Bronzoni e Andreas Diamantis. L’unità si occupa principalmente di pazienti affetti da malattie epatiche terminali, come la cirrosi, ma anche di patologie per le quali sia indicato un trapianto. L’attività comprende inoltre interventi di chirurgia epatobiliare con finalità trapiantologiche, seguendo i pazienti lungo l’intero percorso clinico, dalla diagnosi al post-operatorio, in stretta collaborazione con i medici epatologi.

«Ad oggi tutti i pazienti sono in buone condizioni cliniche, con una ottima ripresa funzionale dell’organo – ha dichiarato il dottor Carraro –. Grazie al lavoro integrato tra chirurghi, anestesisti e personale infermieristico, abbiamo potuto sfruttare al meglio le potenzialità di una tecnologia che apre nuove prospettive nella gestione dei trapianti. Le macchine da perfusione rappresentano un supporto fondamentale per il ricondizionamento del fegato, soprattutto nei casi in cui è necessario prolungarne la conservazione prima dell’impianto».

Un risultato che conferma l’eccellenza del polo veronese nell’ambito della trapiantologia e testimonia come l’innovazione tecnologica, accompagnata da competenze multidisciplinari, possa davvero fare la differenza nella pratica clinica.