«Una scelta grave, pericolosa e politicamente inaccettabile». Così la consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon definisce la decisione della Giunta veneta di avviare l’assunzione di medici stranieri privi del riconoscimento del titolo abilitativo in Italia. Una misura introdotta in via sperimentale e temporanea, che per la prima volta consentirebbe – dopo lo stop ministeriale all’uso dei gettonisti – l’impiego diretto di professionisti formati all’estero ma senza validazione ufficiale sul territorio nazionale.
Bigon ha presentato un’interrogazione urgente per chiedere la sospensione immediata del provvedimento e l’apertura di un confronto in Commissione Sanità. «Non ci troviamo più in un contesto emergenziale – afferma –. Ricorrere a deroghe e scorciatoie normative oggi è del tutto inappropriato e mina la sicurezza delle cure e la qualità dell’assistenza».
Secondo l’esponente dem, il problema della carenza di personale sanitario affonda le radici in anni di tagli e mancata programmazione: «È un problema strutturale che richiede soluzioni strutturali. Non si può rimediare derogando ai requisiti minimi di formazione che garantiscono la professionalità dei medici e la tutela dei pazienti».
Bigon denuncia anche la modalità con cui la Giunta regionale ha operato: «Un tema così delicato non può essere affrontato a colpi di delibere unilaterali. Anche se formalmente legittima, è una scelta che esclude il Consiglio regionale dal confronto, minando la trasparenza e il corretto funzionamento delle istituzioni».
La richiesta al governo veneto è netta: ritirare l’avviso pubblico, coinvolgere la Commissione competente e disegnare un piano straordinario per la sanità pubblica, basato su investimenti, valorizzazione del personale e una pianificazione concreta.
«Non si risolvono anni di disinvestimenti con misure d’emergenza fuori tempo massimo – conclude Bigon –. La salute dei cittadini merita legalità, qualità e trasparenza. Non interventi decisi a porte chiuse».
