(o.a.) La Global Sumud Flotilla continua il suo viaggio verso la striscia di Gaza. Adesso è tra Creta e Cipro. Poi l’ultima parte della ‘missione umanitaria’ per portare, dicono, aiuti alla popolazione della Palestina. Trattandosi di una flottiglia formata da barche di dimensioni modeste non si capisce quali quantità di cibo o di altro possano portare. Ma forse è solo il gesto che sta a cuore ai partecipanti e agli organizzatori. Sempre che arrivino alla meta. Sbarcare sulla striscia di Gaza. Cosa che è molti difficile perché Israele ha già dichiarato che non lo permetterà e farà il blocco navale.

Blocco navale per la flottiglia

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Tutti, ma proprio tutti gli osservatori, lo danno per scontato. Sarà quindi molto arduo per la ‘Flotilla’ accedere a quelle che gli Israeliani considerano le loro acque territoriali. Nessuno finora, in Italia e in Europa, a parte i sostenitori della missione umanitaria, ha contestato il diritto di Israele di procedere al blocco navale.

Blocco navale vietato per l’invasione degli immigrati

Ma perché l’Italia non può fare il blocco navale per impedire l’invasione quotidiana di immigrati irregolari sulle proprie coste e Israele sì? La domanda dovrebbe sorgere spontanea in chiunque.

E soprattutto: perché Giorgia Meloni, che il blocco navale lo aveva promesso nel suo programma elettorale prima di essere nominata capo del Governo, questa domanda non la pone a tutti coloro,  partner europei, alleati e magistrati che pare gli abbiano impedito di attuarlo?

Perché l’Occidente usa due pesi e due misure? A Israele tutto e permesso e a tutti gli altri no?