Pochi posti nelle Ipab. Rette isostenibili. Si deve andare verso la domiciliarità

Dal dopoguerra ad oggi la vita degli italiani s’è allungata di 20/30 anni. Ma se siamo tutti contenti di vivere di più ciò non toglie che comporti dei problemi che non sono stati risolti a causa della  solita mancanza di programmazione.
Come quella che non è stata fatta per adeguare il numero dei medici e degli infermieri all’aumentata richiesta di assistenza che l’invecchiamento della popolazione comporta. Al mancato adeguamento degli strumenti e delle strutture dell’assistenza, s’aggiunge un fatto culturale. La società del turbo-capitalismo, improntata tutta sul profitto ed il consumo, mal sopporta l’esistenza di persone non produttive. E quindi tende a non occuparsene.

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Ma non si possono ignorare 14 milioni di vecchi, molti dei quali continuano a dare un contributo prezioso nel volontariato, nel terzo settore, nella vita sociale.Sul tema esiste una legge, la 33/2023, che però non è attuata.

A Verona e provincia il 36,2% delle famiglie è composto da persone sole, spesso anziane e bisognose di cure. Nell’Ulss 9 si sono 6.327 posti letto. Ma non bastano, perché ci sono2.800 persone in lista d’attesa

Inoltre le rette sono insostenibili: 66 euro al giorno con impegnativa, quasi 95 senza, il che significa o 1980 euro al mese nel primo caso, o quasi 3000 euro al mese pagando privatamente. E per avere un allocazione ed un’assistenza molto spesso discutibili.

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il segretario Cisl Fp Zanini

Su questo problema interviene il segretario generale della Cisl-Fp, Giovanni Zanini che chiede che nella prossima legge di bilancio vengano inserite risorse per gli anziani; che venga attuata rapidamente la legge 23; che le Ipab vengano riformate. 

Gli anziani devono poter restare a casa loro

Ma la sua richiesta più importante e che si faccia un piano straordinario per la domiciliarità e la presa in carico territoriale. I vecchi, anche per il loro benessere psicologico, devono poter restare a casa loro. Ma per farlo ci sia deve attrezzare.

«Serve uno sviluppo territoriale che consenta alle famiglie di pensare ad alternative concrete alle RSA. La domiciliarità deve diventare una vera opzione, non un’illusione»dice Zanini.
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Abbiamo superato il 30% di popolazione anziana, ma continuiamo a ragionare con parametri vecchi. Servono più medici di base, più infermieri, più OSS. Senza personale, ogni riforma resta sulla carta».
Sulla stessa linea è anche il governo. Ma la macchina è lenta. Molto lenta