David Benedetti, nato a Verona, ha cominciato a insegnare per caso, poi ha smesso per scelta, poi ha ricominciato per necessità interiore. Dopo una deviazione nel mondo del marketing, qualche fuga all’estero e un tentativo (piuttosto serio) di fare l’imprenditore, ha capito che nessun piano di business regge il confronto con una buona lezione su James Joyce.
Scrive da sempre, ama i film francesi, la letteratura anglo-americana e la musica jazz. Sospetta che i suoi sogni abbiano la forma di una cattedra vista lago. 

Le ore vuote è il suo primo romanzo, nato tra un’interrogazione su Conrad e una pausa caffè troppo lunga. Attualmente insegna in un Liceo Scientifico Sportivo.

In una scuola affacciata sul lago, tra interrogazioni, silenzi ostinati e sguardi che sfuggono, un insegnante prova ogni giorno a lasciare una traccia.
Le ore vuote racconta ciò che accade quando la campanella smette di suonare: le domande che restano sospese, le frasi non dette, le lezioni che non stanno sui libri.

È la storia di chi insegna per passione, ma si interroga sul senso del proprio lavoro in un mondo che sembra aver smarrito l’ascolto. Di chi guarda i ragazzi non solo come studenti, ma come persone in divenire — spesso confuse, a volte assenti, eppure sempre in cerca di qualcosa.

Luca è un professore di Inglese. Una cattedra, una finestra sul lago, e una classe di ragazzi spesso distratti, molte volte lontani. Ogni giorno si muove tra programmi da finire e tentativi ostinati di insegnare qualcosa che abbia senso — qualcosa che resti.

d3423d1f 4732 4ad2 9f17 2c8418bd8f5d

Ma mentre intorno tutto sembra accelerare, lui si ritrova sempre più spesso a fare i conti con il vuoto: quello tra una lezione e l’altra, tra le parole che dice e quelle che non arrivano, tra il desiderio di cambiare il mondo e la realtà di un’aula che a volte sembra troppo piccola.

Quando un messaggio inaspettato di uno studente lo mette di fronte a una domanda che aveva evitato troppo a lungo — sto facendo davvero la differenza? — inizia per lui un percorso silenzioso ma profondo. Un viaggio interiore fatto di ricordi, legami, fratture e possibilità.

Le ore vuote è una riflessione sul senso dell’insegnare, ma anche sul tempo, sull’identità e sulla bellezza fragile dei legami umani. Un romanzo intimo e sincero, che racconta la scuola senza retorica, con malinconia e verità.