Il documento Trump sulla nuova Strategia di Sicurezza Nazionale
(Paolo Danieli) Il documento di Trump sulla nuova Strategia di Sicurezza Nazionale è di portata storica. Segna la discontinuità rispetto al ruolo che gli Stati Uniti hanno esercitato nel mondo dal 1945 ad oggi. Un cambiamento concettuale e operativo destinato a ridefinire gli equilibri planetari.
La ‘sicurezza’ cui esso si riferisce è sicuramente militare, ma soprattutto economica. Si basa sulla protezione delle fonti di approvvigionamento e sull’accesso alle materie prime essenziali per il progresso tecnologico. Il che comporta un nuovo approccio con la Cina, non più considerata nemica, ma competitor strategico ed economico. Il baricentro del mondo è spostato dall’Atlantico al Pacifico.

Il documento però riguarda anche noi. Come italiani e come europei. I motivi cerchiamo di esporli sinteticamente. Lo scopo è contribuire alla formazione di una coscienza collettiva del fallimento dell’Unione Europea, poco rispettosa della democrazia e della sovranità dei popoli. L’Italia ha l’occasione storica di prendere in mano il proprio destino e di denunciare il fallimento di quella che avrebbe dovuto essere la casa europea. Una casa costruita cominciando dal tetto e destinata a crollare.
Un punto significativo riguarda il disimpegno militare degli Stati Uniti dall’Europa. Chiudono una volte per tutte con la logica della Guerra Fredda, superata da mezzo secolo ma tenuta in vita artificialmente per interessi di dominio del mainstream: la paura del comunismo, il pericolo dell’invasione russa e bla bla bla.
Essenziale per la nuova strategia è la fine della guerra in Ucraina e il dialogo con la Russia, senza il quale diventa impossibile l’accesso alle risorse dell’Artico e della Siberia. Tra i grandi progetti infrastrutturali c’è perfino l’ipotesi di un collegamento fisico attraverso lo Stretto di Bering, dove appena 8 miglia separano i due Paesi. Non per niente il primo incontro con Putin s’è svolto in Alaska.
Gli Stati Uniti non vogliono più essere il “gendarme del mondo”. Fine degli interventi militari del passato per lasciare il posto alla diplomazia e al realismo commerciale, chiave per garantire progresso e benessere.

L’era della migrazione di massa deve finire
Il documento non lascia dubbi sulla posizione americana riguardo all’immigrazione.
«Qualsiasi Paese che si consideri sovrano ha il diritto e il dovere di definire il proprio futuro. Nel corso della storia, le nazioni sovrane hanno proibito la migrazione incontrollata e concesso raramente la cittadinanza agli stranieri, che dovevano comunque soddisfare criteri rigorosi.
L’esperienza dell’Occidente negli ultimi decenni conferma questa antica saggezza. In Paesi di tutto il mondo, la migrazione di massa ha messo sotto pressione le risorse interne, aumentato la violenza e altri crimini, indebolito la coesione sociale, distorto i mercati del lavoro e minato la sicurezza nazionale. L’era della migrazione di massa deve finire».

La presa di distanza dall’Europa
Ma il nucleo centrale del documento è la presa di distanza dall’Europa, il “malato dell’Occidente”, prigioniera di ideologie astratte e di un impianto istituzionale inefficiente.
L’Ue ha sottratto sovranità ai popoli in nome di un progetto politico non pienamente condiviso e di un’idea di democrazia considerata illusoria e sostanzialmente non democratica perché fondata su una presunta “volontà del popolo europeo” che non esisterebbe come soggetto politico unitario. Ne consegue l’invito invito all’Europa a ripensare la propria architettura istituzionale e il rapporto tra governanti e cittadini.
Solo un ritorno a forme più solide di rappresentatività democratica e a un più equilibrato rapporto tra Stati nazionali e istituzioni sovranazionali potrebbe garantire all’Europa la capacità di rispondere alle sfide del presente.
Testuale la dichiarazione d’intenti: «Vogliamo sostenere i nostri alleati nel preservare la libertà e la sicurezza dell’Europa, mentre aiutiamo a ristabilire la fiducia dell’Europa nella propria civiltà e la sua identità occidentale».
Il fallimento economico dell’Europa è evidente. «L’Europa continentale ha perso quota nel PIL globale -dal 25% nel 1990 al 14% di oggi- a causa, in parte, di regolamentazioni nazionali e transnazionali che minano creatività e operosità».

L’Unione Europea cancella la propria civiltà
Ancora più grave è la cancellazione della propria civiltà.
«Le problematiche più rilevanti comprendono l’attività dell’Unione Europea e di altri organismi transnazionali che minano la libertà politica e la sovranità; politiche migratorie che stanno trasformando il continente e creando conflitti; censura della libertà di espressione e repressione dell’opposizione politica; crollo dei tassi di natalità; perdita di identità nazionali e di fiducia in sé.
Se le tendenze attuali continueranno, il continente sarà irriconoscibile in vent’anni o meno». «Vogliamo un’Europa che rimanga europea, che ritrovi la fiducia nella propria civiltà e abbandoni il suo fallimentare approccio di soffocamento delle regole».

La guerra in Ucraina. L’Ue ha aspettative irrealistiche
Il documento rileva che «a causa della guerra in Ucraina, le relazioni europee con la Russia sono ora gravemente deteriorate e molti europei considerano la Russia una minaccia esistenziale. Gestire i rapporti europei con la Russia richiederà un significativo impegno diplomatico degli Stati Uniti, sia per ristabilire condizioni di stabilità strategica attraverso il continente eurasiatico, sia per mitigare il rischio di un conflitto tra la Russia e gli Stati europei».
«La guerra in Ucraina ha avuto l’effetto perverso di aumentare le dipendenze esterne dell’Europa, specialmente della Germania».
«L’Amministrazione Trump si trova in contrasto con funzionari europei che nutrono aspettative irrealistiche sul conflitto, spesso mantenute da governi minoritari instabili, molti dei quali calpestano i principi fondamentali della democrazia per sopprimere l’opposizione. Una larga maggioranza europea desidera la pace, ma tale desiderio non si traduce in politica, in gran parte a causa della sovversione dei processi democratici da parte di questi governi».
«L’America incoraggia i propri alleati politici in Europa a promuovere questa rinascita dello spirito, e la crescente influenza dei partiti patriottici europei è motivo di grande ottimismo».

Conclusione
Il documento riassume i questi punti la politica americana nei confronti dell’Europa:
«Ristabilire condizioni di stabilità all’interno dell’Europa e stabilità strategica con la Russia;
Permettere all’Europa di reggersi sulle proprie gambe e operare come un gruppo di nazioni sovrane allineate, assumendosi la responsabilità primaria della propria difesa, senza essere dominate da alcuna potenza ostile;
Coltivare la resistenza alla traiettoria attuale dell’Europa all’interno degli stessi Paesi europei;
Aprire i mercati europei a beni e servizi statunitensi e garantire un trattamento equo ai lavoratori e alle imprese americane;
Rafforzare le nazioni sane dell’Europa Centrale, Orientale e Meridionale tramite legami commerciali, vendite di armi, collaborazione politica e scambi culturali ed educativi;
Porre fine alla percezione, e prevenire la realtà, della NATO come un’alleanza in espansione perpetua».
