La Cassazione mette la parola fine ad un’accusa assurda
Il vicepremier Matteo Salvini è stato assolto definitivamente nel procedimento legato alla vicenda Open Arms. I giudici della Corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso della Procura di Palermo contro l’assoluzione di 1° grado. E’ stata chiuso in via definitiva il processo in cui Salvini era imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.
Soddisfazione è stata espressa dalla difesa. «Il termine soddisfazione esprime quello che sento in questo momento. Si tratta di un processo che non doveva nemmeno iniziare», ha dichiarato l’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Salvini. «Questa soluzione di carattere definitivo evidenzia quello che ho sostenuto in aula: era totalmente fuori dal mondo il ricorso della procura. Ciò che ci interessa è la correttezza dell’operato di Salvini». Bongiorno ha aggiunto che la decisione conferma anche le conclusioni della Procura generale, ribadendo che il procedimento «non doveva nascere».
Di segno opposto il commento di Oscar Camps, fondatore della ong Open Arms, che ha parlato di «decisione politica» e non tecnica. «Neanche oggi si è fatta giustizia, ma si è costruita una impunità», ha affermato. Secondo Camps, «dire che non c’è reato quando un ministro blocca per giorni persone salvate in mare significa legittimare l’uso della sofferenza umana come strumento politico». «Questo precedente non solo cancella il passato, ma autorizza anche il futuro», ha aggiunto, annunciando che la ong continuerà le proprie attività in mare.
Sul fronte politico, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha accolto con un applauso la decisione durante il suo intervento al Senato. «Un applauso per l’assoluzione del vicepremier Matteo Salvini dall’accusa infondata di sequestro di persona e per la definitiva affermazione del principio che un ministro dell’Interno che difende i confini italiani sta facendo il suo lavoro», ha detto Meloni, esprimendo «solidarietà e gioia» per il vicepremier.

Sulla stessa linea Paolo Borchia, capodelegazione della Lega al Parlamento europeo e vicesegretario della Liga Veneta: «La decisione della Corte di Cassazione ristabilisce la verità dei fatti e dimostra che difendere i confini e la sicurezza dello Stato non è reato». Borchia ha aggiunto: «Umanamente sono sollevato dopo un vero e proprio calvario giudiziario: finalmente giustizia è fatta. Ora mi auguro ci sia la possibilità di rivedere Matteo Salvini al Viminale».
«Questa sentenza mette fine a una lunga e inaccettabile strumentalizzazione politica e mediatica», ha concluso Borchia, sottolineando che la Lega continuerà a lavorare in Europa per «politiche migratorie serie, fondate sul controllo dei confini e sulla sicurezza dei cittadini».
