Palmiro Michele Nicola Togliatti (Genova, 26 marzo 1893 – Yalta, 21 agosto 1964) fu stroncato da una emorragia cerebrale a 71 anni. Fu un membro fondatore del Partito Comunista Italiano nel 1921 e ne fu segretario dal 1927 fino al 1964, con un’interruzione dal 1934 al 1938, quando fu il rappresentante all’interno del Comintern. Fu molto abile a sopravvivere alle purghe staliniane negli anni ’30 e a distanziarsi dalla destra bolscevica rappresentata da Bucharin, con il quale era sempre stato in buoni rapporti.
Mentre si trovava a Yalta, nel 1964, Togliatti venne colpito da una grave emorragia cerebrale: morì alcuni giorni dopo. Mario Spallone, il medico di Togliatti, che si era precipitato immediatamente a Yalta, fu molto severo. Confidò al segretario di Togliatti Maurizio Caprara che era stato ucciso “non solo dalla trombosi cerebrale, ma anche da un trattamento sbagliato e dalla mancanza di attrezzature mediche adeguate”. Disse: “Volano sulla luna e mancano delle cose fondamentali”.
Per via della presenza di Nilde Iotti al suo fianco, che descrisse il suo crescente malessere come un tipico caso di ischemia cerebrale, nessuno sospettò mai nulla. La buona fede della Jotti è fuori dubbio ma la sua conoscenza dell’arsenale a disposizione degli 007 sovietici non era certamente sufficiente e, senza scomodare isotopi radioattivi, appare evidente che fu eliminato. Non risulta un’autopsia dopo la sua morte, sia a Yalta che al rientro della salma in Italia, ma le probabilità di un omicidio restano altissime e solo un’autopsia su quel poco che resta del suo cadavere potrebbe sciogliere i dubbi.

Anni dopo, ci fu un tentativo di uccidere anche Enrico Berlinguer, a Sofia, in Bulgaria. Era il 3 ottobre 1973 e il leader comunista era stato invitato da Todor Zhivkov a ritrattare alcune dichiarazioni contrarie alla linea sovietica. Ne seguì una rottura delle relazioni e Berlinguer fu riportato in fretta all’aeroporto. Poco prima di un alto viadotto, la scorta della polizia scomparve e l’auto fu deliberatamente speronata da un camion militare. Fortunatamente per Berlinguer, un lampione impedì che cadesse nel vuoto. L’interprete seduto accanto a lui morì e alcuni alti funzionari impopolari presso Zhivkov rimasero gravemente feriti. Berlinguer non volle mai più tornare a Sofia e rivelò solo ai suoi cari che fosse certo che si trattasse di un attentato.
“Togliatti è stato ucciso”. Le rivelazioni della spia rumena
Tornando a Togliatti, le voci di un suo omicidio ritornarono a galla quando l’ex agente segreto rumeno Ion Mihai Pacepa, scrisse di aver saputo che l’ordine di eliminarlo era stato dato da Kruscev.
Ion Mihai Pacepa fu una spia di altissimo rango che disertò in Occidente negli anni ’70. Era stato il braccio destro del nuovo leader rumeno, Nicolae Ceausescu, dal quale riceveva informazioni riservate. Quando Ceausescu gli chiese di andare in Germania, nell’estate del 1978, per avvelenare Noel Bernard, capo dei programmi rumeni di Radio Free Europe, Pacepa decise di non tornare in patria. A Bonn, dove era atterrato, si consegnò agli americani e poi visse negli Stati Uniti sotto una falsa identità.
Ceausescu mise una taglia di 2 milioni di dollari sulla sua testa e nel corso degli anni dovette cambiare identità per due volte perché i sicari della securitate lo avevano localizzato. È morto, all’età di 92 anni qualche anno fa, negli Stati Uniti. Il suo ultimo libro, “Operation Dragon” scritto insieme all’ex capo della CIA James Woolsey, ci fornisce una nuova e preziosa testimonianza anche per quanto riguarda la fine di Togliatti.
Il generale Pacepa racconta che il 24 febbraio 1965, come vicecapo del DIE, il servizio di intelligence estero rumeno, fece visita al leader Gheorghe Gheorghiu-Dej, il predecessore di Ceausescu, nella sua residenza invernale. Lo trovò in compagnia del suo più caro amico, il presidente del Consiglio dei ministri, Chivu Stoica. I tre fecero una passeggiata in giardino. Gheorghiu-Dej si lamentò di sentirsi debole, con vertigini e nausea: «Penso che il KGB mi abbia avvelenato», disse, scherzandoci sopra. Ma Stoica rispose con serietà: «Togliatti è stato ucciso così. Questo è certo». Gheorghiu-Dej lo fissò, stupito, perché, come Palmiro Togliatti, anche lui era stato critico nei confronti delle politiche del leader sovietico Nikita Kruscev.
Al momento della sua caduta, nell’ottobre 1964, aveva deciso di espellere i consiglieri del KGB dalla Romania. Nel gennaio 1965 a Gheorghiu-Dej fu diagnosticato un cancro diffuso ai polmoni e al fegato. Il 12 marzo dello stesso anno si recò alle urne per votare alle elezioni dell’Assemblea nazionale e sembrava in buona salute. Ma dopo una settimana le sue condizioni peggiorarono, entrò in coma e morì. Ceausescu, salito al potere pochi mesi dopo la morte del suo predecessore, Gheorghiu-Dej, confidò a Pacepa: «È stato eliminato da Mosca. Irradiato dal KGB. L’autopsia lo conferma senza ombra di dubbio».
Nel 1971, al suo ritorno dalla Cina, il Conducator confidò a Pacepa che aveva saputo che il Cremlino aveva assassinato o tentato di assassinare dieci leader internazionali: “Dieci!”, ripeté, contandoli uno per uno sulle dita. Laszlo Rajk e Imre Nagy in Ungheria, Lucretiu Patrascanu e Gheorghiu-Dej in Romania, Slansky e Jan Masaryk in Cecoslovacchia (le prove confermano la versione di Ceausescu). Poi c’erano Palmiro Togliatti, lo Scià di Persia, Mao Zedong e John F. Kennedy. Lo Scià di Persia sfuggì a un attentato dinamitardo grazie a un telecomando difettoso, come confermato anni dopo dal residente del KGB in Iran, Vladimir Kuzichkin, quando disertò in Occidente.

Ecco una ricostruzione plausibile fatta da Paceba: Togliatti venne accolto da Breznev, a Mosca, con il quale ebbe accese discussioni. Già prima di partire per Jalta iniziò a scrivere un documento sui problemi da affrontare con Krusciov, che sarà poi ricordato come il Memorandum di Yalta.
Le circostanze dello scontro furono drammatiche e si parlò di una «separazione, se non di una rottura con Mosca» per il PCI. Nel frattempo, l’11 luglio, sulla nave sovietica Litva diretta a Odessa e Yalta, Maurice Thorez, segretario del Partito Comunista Francese, stalinista e anche feroce critico di Krusciov sin dal suo rapporto segreto che aveva distrutto il mito di Joseph Stalin, morì pure lui, improvvisamente, per un’emorragia cerebrale. Su tutte le questioni importanti dell’epoca, le posizioni di Togliatti e Krusciov erano, come sottolineò Adriano Guerra sull’Unità: “Divergenti e opposti su tutto”.

Il suo segretario, Caprara, racconta che: “Anche un bambino sa che un ictus richiede un trattamento tempestivo. Invece l’intervento chirurgico fu tentato solo dopo sette giorni”. Ecco un cold case in attesa di risoluzione.
