Già mandati più di 3 miliardi a Zelensky
( Orazio Albanese) Sono 12 i decreti interministeriali con i quali l’Italia ha mandato all’Ucraina oltre 3 miliardi di euro in armi, mezzi ed equipaggiamenti. L’ultimo l’ha approvato ieri il Consiglio dei Ministri.
Le reazioni sono diverse.
Il centrodestra è allineato e coperto sulla linea europea che propende per la prosecuzione della guerra attraverso il sostegno a Zelensky, anche se ha già perso ed è solo questione di tempo e di altri morti, sia da una parte che dall’altra. Unica voce stonata nel coro bellicista è quella della Lega, che però, dopo essere stata accontentata con una modifica formale, si è accodata.

Gli esponenti di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, sia a livello nazionale che a livello locale, continuano a non recepire la politica per la pace che Trump indica all’Europa e rimangono fermi alla solita narrazione dell’aggressione del mostro russo che dopo l’Ucraina fagociterà tutto il resto dell’Europa. Risultato: approveranno anche questi aiuti a Zelensky, sottraendo risorse al paese, costretto ad una finanziaria di soli 18 miliardi, quando ne servono molti di più.
Valdegamberi fuori dal coro
Ma ci sono delle voci fuori dal coro. Una è quella di Stefano Valdegamberi che è contro la guerra e l’invio di armi da parte dell’Italia, come ha dichiarato anche in una recente intervista a Il Foglio. Il consigliere regionale veronese la ribadisce con forza il «no all’escalation militare e sì alla ricerca di una soluzione diplomatica». Che si condivida o no la sua posizione, bisogna dargli atto di essere coerente fin dal nascere della questione Ucraina, quando già nel 2015 denunciò l’assurdità delle sanzioni alla Russia come un boomerang per l’economia italiana e veronese in particolare.
Dopo la scelta del Governo, ne dà una lettura più ampia, rilevando «come le decisioni fondamentali in materia di politica estera e militare non siano guidate dalla volontà popolare, ma da altri centri decisionali ai quali gli Stati finiscono per piegarsi».
E non lo fa per attaccare la maggioranza. Anzi. Quasi cerca di dare una spiegazione assolutoria.

E’ una critica profonda, non un attacco
«Comprendo – precisa Valdegamberi– le difficoltà di chi governa in una coalizione e la necessità di mediare tra posizioni diverse. Credo che vi fosse una reale volontà di farlo, anche da parte di Matteo Salvini e Claudio Borghi. Tuttavia, è evidente che oggi decidere in piena autonomia è diventato praticamente impossibile. Chiunque sia stato al Governo ha finito per eseguire decisioni già prese altrove. Lo ha fatto anche Giuseppe Conte, che ora dall’opposizione alza la voce, ma quando governava ha approvato pacchetti di aiuti militari».
E non è che se la sinistra fosse al governo che le cose cambierebbero, perché, osserva, «con esponenti come Picierno o Calenda, temo che saremmo già arrivati a un coinvolgimento diretto dell’Italia nel conflitto».
E non risparmia il il Presidente della Repubblica «intervenuto pubblicamente per sostenere la linea del riarmo e del rafforzamento militare, contribuendo a legittimare una scelta che allontana l’Italia dalla via della pace e rafforza una pericolosa spirale bellica».
L’Europa già spende in armamenti più del doppio della Russia
Nel criticare la scelta del Governo di spendere ancora soldi per le armi Valdegamberi sottolinea un dato che viene sistematicamente ignorato nel dibattito pubblico: «già oggi l’Unione Europea spende in armamenti più del doppio della Russia, secondo i principali dati internazionali sulla spesa militare». Quindi parlare di un’Europa “inerme di fronte alla minaccia russa” non corrisponde alla realtà dei fatti, ma «serve solo a giustificare ulteriori aumenti di spesa e nuove forniture di armi».
Meloni, segui Trump sulla via della pace in Ucraina!
Infine sollecita la Meloni a seguire la proposta di pace formulata da Trump, che offre una strada concreta per negoziare un cessate il fuoco e una soluzione diplomatica senza ulteriori escalation militari. L’Italia dovrebbe farsi promotrice attiva di ogni iniziativa che porti a una pace reale, invece di continuare a finanziare il conflitto.
I soldi che il Governo spende in armi da mandare a Zelensky vengono sottratti «a famiglie, imprese e servizi essenziali con il rischio concreto di alimentare circuiti opachi, traffici illegali e sistemi di corruzione.
Se una decisione di questa portata fosse sottoposta a voto popolare, verrebbe con ogni probabilità bocciata. La domanda allora è inevitabile: la sovranità appartiene davvero al popolo, come recita la Costituzione, o è ormai subordinata a decisioni prese altrove?»

Rizzo, Dsp. La lega parla di pace ma poi vota la guerra
Un’altra voce del dissenso è quella di Marco Rizzo, leader di Democrazia Sovrana e Popolare, critico con la Lega, che «parla di pace ma poi vota per la guerra».
«Alla fine la Lega ha di nuovo votato per le armi all’Ucraina»..
«Da Salvini, solo chiacchiere. Vannacci, vicesegretario, dice di essere contrario, ma non si batte né si dimette da numero due di un partito che parla di pace per sfruttarne la popolarità, ma poi vota per la guerra. Questo è un sovranismo di cartone, fasullo come un parrucchino, è cosmetica non è politica, fanno un po’ di rumore perchè conviene, ma non si oppongono sul serio alla guerra voluta dall’UE che sta schiacciando verso il basso la nostra economia. Non si fa così.»
