Prosegue la battaglia del senatore veronese Matteo Gelmetti per ‘ristorare’ Verona “del grande furto che ha subito” con la perdita negli ultimi anni di un notevole patrimonio economico, finanziario.

Nel corso dell’audizione di ieri alla commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, il presidente della Consob, del professor Paolo Savona, Gelmetti ha posto due questioni centrali per la tutela del risparmio e la trasparenza del mercato.

La più importante ha riguardato la durata anomala dell’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit su Banco BPM, ancora in corso dopo oltre 8 mesi, a fronte di una media operativa per questo tipo di operazioni che generalmente non supera i 4 mesi.

Savona ha riconosciuto la particolarità della situazione, confermando che con il proprio staff sta valutando se sussistono le condizioni per un’ulteriore richiesta di rinvio dei termini, in quanto manca una chiara conciliazione normativa tra TF, diritto dell’Unione Europea e disciplina del golden Power.

Unicredit Milano

I senatore Gelmetti ha poi incalzato su tema istituzionalmente rilevante chiedendo come sia possibile che Unicredit sia venuta a conoscenza della lettera della commissione europea sull’utilizzo del golden Power prima del governo italiano. Una dinamica che solleva interrogativi di rilievo sull’equilibrio nei rapporti tra istituzioni comunitarie e nazionali. In conclusione, il professor Savona ha affermato che nella lettera della commissione europea né nella recente sentenza del Tar mentiscono l’applicabilità dei golden Power, ribadendo così la piena legittimità dell’azione del governo italiano in difesa degli asset strategici.

Gelmetti. Ristorare i veronesi degli asset perduti

“Ora è il momento di guardare avanti- commenta Gelmetti.  Verona deve tornare a pensare in grande, a credere in se stessa, a fare squadra. Abbiamo capito, e lo abbiamo pagato sulla nostra pelle. Serve unità, visione e coraggio per dare chiarezza e giustizia agli azionisti, ai lavoratori, ad una comunità che ha pagato un caro prezzo per una decisione oggi dichiarata infondata».